Gnod INFINITY MACHINES
[Uscita: 20/04/2015]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Gnod sono un collettivo di musicisti di Salford, nell'area metropolitana del Grande Manchester, attivi dal 2007. Oltre trenta sono i nomi che in questi anni si sono alternati per dare voce strumentale ad un progetto ambizioso e qualitativamente ineccepibile, orientato a proporre l'ennesima possibile diramazione delle nuove psichedelie, in cui alla musica viene affiancata una concettualità fortemente visionaria e surreale, imbevuta del nostro umanesimo postmoderno. Derive stranianti dai tratti crepuscolari e cupi in cui prevale la sperimentazione, il noise, lo sparuto battito industriale, una forma free che si nutre di contaminazioni del passato rigettandole sottoforma di scorie rese indigeste da un reale dominato da caos e da eccesso. Questo triplo lavoro si compone di otto suite davvero monumentali e monolitiche che possono realmente riassumere il manifesto più inquietante e disarticolato delle nostre ossessioni, delle nostre contraddizioni, del groviglio inestricabile di tutto il nostro irrisolto. La Rocket Recordings si fa carico di raccogliere in una produzione curatissima e accorta al minimo particolare, questo grigio e severo legato testamentario in cui si condensano le psicosi e le ambiguità del tempo attuale. La macchia del test di Rorschach, raffigurata in copertina, traduce l'infinità delle variabili che si possono offrire in risposta ad una serie di stimoli atipici o in situazioni in cui le risposte si affidano ad un sentire sensoriale e soggettivo. Oltre due ore di impietosa e tesa analisi mentale che non lascia spazio all'evasione o all'abbandono al piacere armonico. Si tratta di nebulose cosmiche che saturano in atmosfere tirate, stridori metallici che procedono frantumandosi, intercettazioni ambientali che traducono ansia, disagio, smarrimento.
Dai glitch siderali di The Importance Of Downtime che impalcano una ragnatela progressiva sempre più disturbante e opprimente, fino alle decostruzioni elettroniche di Control Systems, una serie di droni e feedback che perversamente collidono e si disperdono in rarefatti e minimali soffi di sax. White Privileged Wank è una lugubre deformazione per eccesso di compressione, un groove che si espande in bassa frequenza assumendo morfologie spastiche. L'omonima Infinity Machines è una lirica della sopravvivenza post apocalittica con sussurri acquatili e lievissimi di strumenti che flebilmente squarciano il silenzio. Collateral Damage è invece un collage fuori fuoco di interferenze e fiotti desolati di fiati che muovono tremuli bagliori tra le tenebre. Breaking the Hex è l'unica traccia free jazz con connotazioni umane, un tribalismo invasato che incide solchi di resistenza. Se i Popul Vuh avevano usato gli acquerelli vividi e delicati di una psichedelia in grado di tradurre lo spirituale e le sue più recondite sfaccettature, per addentrarsi in astrazioni di grande atmosfera e suggestione, ecco che gli Gnod usano altrettanta perizia tecnica con intenti disturbanti, per creare turbolenze e gorghi di accordi sporchi, trance massacranti, intensità grottesca. Come fu per il seminale "Well Oiled" degli Hash Jar Tempo, siamo qui giunti alla costruzione del terzo scenario della traduzione post psichedelica, alla raccolta di rimasugli da un grembo ormai sterile. La loro è una poetica del dopo catastrofe che tenta di tradurre il nulla. Abissi sonori che cercano un'essenza tra la desolazione, un fremito di disperata reazione al prevalere dell'indolenza e dell'apatia. Glaciale e decadente, altamente drammatico.
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