Imarhan IMARHAN
[Uscita: 29/04/2016]
Algeria #consigliatodadistorsioni
Il successo di band meravigliose come Tinariwen e Tamikrest sta aprendo la strada alla scoperta di numerosi altri notevolissimi musicisti provenienti dall'area subsahariana compresa fra Mauritania, Mali, Niger, o come nel caso degli Imarhan l'Algeria del Sud: provengono dalla città di Tamanrasset e i sei membri della band appartengono all'etnia Tuareg. A produrre questo loro debutto è stato Eyadou Ag Leche dei Tinariwen, per altro cugino del cantante Sadam, che, insieme agli altri membri della band, ha sempre seguito la crescita degli Imarhan sin dalla fondazione nel 2006. Questa collaborazione rappresenta una sorta di passaggio del testimone, gli Imarhan infatti rappresentano il sound e il mondo della gioventù urbana, meno ancorata alla tradizione, vestono in jeans e giubbotto invece che negli abiti tradizionali, e nella loro musica si mescolano le influenze dovute ai vari ascolti maturati in questi anni; un approccio aperto, non chiuso dentro gli schemi rigidi della tradizione, che è oggi quanto di meglio e più vivo ci giunga dalle cosiddette aree periferiche del mondo.
Ma naturalmente la base è il desert rock o, meglio, il blues del deserto con il suo andamento ipnotico e caracollante e senso del ritmo: sono musiche che si possono/devono danzare, e che ci raccontano storie legate alla vita dei giovani e del popolo tuareg. Sono testi meno politicizzati e drammatici rispetto a quelli dei musicisti maliani, perché il sud dell'Algeria è una zona tranquilla, risparmiata in questi anni dalla guerra civile e dalla furia estremista, temi che quindi sono entrati solo di riflesso nelle canzoni.
A distribuirlo e a credere fermamente nelle potenzialità degli Imarhan è l'etichetta americana City Slang. Che una delle label storiche della musica indie metta nel suo roster dei musicisti tuareg è sicuramente una notizia di qualche interesse, segno che ormai l'etichetta world è sempre meno concepita come qualcosa di esotico e folkloristico, ma nulla più che l'indicazione di provenienza geografica di musiche di alto valore e qualità che meritano di essere apprezzate per se stesse. E questo primo disco degli Imarhan è sicuramente un ottimo disco, canzoni affascinanti, emotivamente ricche, varie nello stile e nelle atmosfere.
Alcune vibrano di un atteggiamento intimo e riflessivo, come Ibas Ichikkou, brano notturno ed evocativo di scenari misteriosi, o Addounia Azdjazzaqat, canzoni che affondano le loro radici nella tradizione Assouf, testi e atmosfere che parlano di lontananza, solitudine, nostalgia. Il fingerpicking di Id Islegh ha la natura riflessiva di un songwriter, mentre il rock domina nel fantastico intreccio di chitarre di Assossomagh e nella magnifica chitarra e nel tiro serrato di Imarhan. Tahabort ha l'andamento ipnotico del blues, ma il canto subisce l'influenza del raï algerino e Idarchan Net ha coralità e ampiezza lirica. Una band sulla quale scommettere per il futuro, ma che già ora si dimostra in grado di produrre un disco di grande rock, ipnotico, trascinante, ritmato, evocativo.
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