Bob Lind FINDING YOU AGAIN
[Uscita: 5/10/2012]
# Consigliato da DISTORSIONI
I vecchi leoni del rock tornano a ruggire. In questo 2012 abbiamo avuto ritorni clamorosi e splendide conferme da vecchi nonnetti che tutti davano per finiti e pronti per la pensione. Nomi gloriosi come Leonard Cohen, Van Morrison, Bob Dylan e Brian Wilson con i suoi Beach Boys ci hanno donato ottimi album confermando che le migliaia di imitatori dell'indie folk e generi affini devono ancora imparare tanto dai maestri. E che maestri. Un altro ritorno illustre è passato in silenzio o quasi. Sto parlando del grande Bill Fay che con il suo "Life is people" ci ha fatto correre grandi rividi lungo la schiena. Gran disco il suo. Bob Lind appartiene a questa categoria di perdenti, anche se a dire il vero il suo nome almeno in Italia dovrebbe essere piuttosto conosciuto. Lind infatti ha scritto tre songs magnifiche come Elusive butterfly, rifatta al tempo da "Casco d'oro" Caterina Caselli a nome Una farfalla, poi la nota Cheryl's goin home con note covers di Sonny & Cher ed una meravigliosa dei Blues Project. Anche per questa esiste la notissima corrispondente italiana ad opera dei Rokes, chi di voi non ha mai ascoltato Ma che colpa abbiamo noi? Lo stesso si può dire di Remember the rain riproposta tra gli altri dalla stessa Caselli e dal gruppo di Shel Shapiro col titolo E' la pioggia che va, altro notissimo hit dei sixties.
Altri cantastorie hanno avuto identica sorte, l'Harry Nillson di Everybody's talkin, che poi era stata scritta da un altro outsiders come lui, Fred Neil o lo stesso Jackson C.Frank con Blues run the game che possono ambedue appartenere meritoriamente a questa categoria. Nel 1966 uscirono di Lind ben 3 albums, roba da far invidia a Bob Dylan, di livello medio alto con particolare menzione per "Don't be concerned", disco d'esordio e non solo per Elusive Butterfly, che apre il disco. Quei tre dischi sembravano l'inizio di una fitta carriera, invece no. Un vuoto di 5 anni, poi "Since there were circles" (1971) suonava in pratica come il suo testamento finale, visto che il nostro outsider abbandonava le scena musicale, per lui i soliti problemi di alcool e droga, fortunatamente risolti. Una fine scampata insomma e non il triste destino dei vari Tim Buckley, Phil Ochs o l'inglese Nick Drake.
Anni di oblio ed una fugace apparizione ben testimoniata dal "Live at the Luna Star Cafè" (2006) poi di nuovo silenzio. "Finding you again" giunge del tutto inatteso ed insperato a riscoprire un american loner perso nella nebbia dei tempi. Bastano poche note e la magia ritorna, How dare you love me, Maybe it's the rain, ed è come se il tempo si fosse fermato per Bob, con profumi di vecchie melodie. 41 anni dall'ultimo disco sono un' eternità ma Bob ha impiegato bene il suo tempo, prova ne sono queste 13 composizioni, tutti originals ad eccezione di Somebody's angel della coppia Allen/Lasley. Bob Lind ha ammesso che molte canzoni erano semplici demos poi rivestiti con archi ed arrangiamenti, superbi, da Hoover, che come detto da qualcuno, "non sarà il Jack Nitzsche dei sessanta" ma che ha fatto lo stesso un gran bel lavoro.
Bella la title track "Finding you again" malinconica il giusto ed essenziali The gravity of the world, che ha umori quasi Eagles ma con la voce di Bob che fa di nuovo la differenza, e irresistibile il fingerpicking di The thunder of goodbye, gioiellino folk. Le rimanenti tracks sono tutte degne di menzione, momenti intimisti rari da sentire in questi anni di tecnologia ed elettronica a go-go. Un disco bellissimo che molti non ascolteranno od ignoreranno trovandolo fra le novità, ma un piccola gemma che dovete fare vostra se non volete lasciare nel dimenticatoio il povero Bob. E considerato che come l'altro illustre Bob, Dylan, a novembre ha festeggiato i suoi 70 anni, non merita per questo un anticipato pensionamento.
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