The Intelligence EVERYBODY’S GOT IT EASY BUT ME
[Uscita: 19/06/2012]
Sono sempre stato un grande fan, e mi sono occupato ripetute volte nei decenni passati della In The Red Recordings, l’etichetta losangelena di Larry Hardy, dal 1991 (più di vent’anni di vita) una delle labels più propositive in materia di lo-fi, garage, noise-punk, punk blues, insieme a Sympathy For The Record Industry, Siltbreeze, Norton, Hozac, Goner, Sacred Bones, Sun, Sweet Rot, SS, Chiswick, Staxx, Estrus, Florida's Dying, Shattered, Dangerhouse, le preferite proprio di mr.Hardy. Le bands della sua scuderia sono state tra le più urticanti e caustiche, nonché la crema, del panorama lo-fi americano: sto parlando di Cheater Slicks, Bassholes, Demolition Doll Rods, Lord High Fixers, Piranhas, Hunches, Clone Defects, Human Eye, Dirtbombs, Necessary Evils, Not Time Delegation, solo per citare i combo storici e seminali che hanno inciso per Hardy, nomi che fanno vibrare sia gli addetti ai lavori che i seguaci fedeli del rock più malato degli ultimi decenni. Nel corso degli anni la griglia della In The Records si è arricchita di nuovi artisti e bands di cui Distorsioni si è occupata in varie occasioni: Tyvek, Cheap Time, The Oh Sees, TV Ghost, Ty Segall, Lamps, The Consumers, Parting Gifts, The Fresh & Onlys, Lost Sounds, The Demon’s Claw, Thee Cormans, Mark Sultan, le cui proposte, pur aderendo al target dell’etichetta, ne hanno variato - in alcuni casi notevolmente - l’appeal allontanandolo dal tenore più disturbante delle prime produzioni.
Cartina al tornasole di quanto affermo è proprio, tra gli ultimi lavori in uscita dell’etichetta, “Everybody's Got It Easy But Me”, settima fatica (quinta targata In The Red) in studio degli The Intelligence di Lars Finberg, originari di Seattle. Si tratta di tredici brani per nulla spregevoli e tanto meno mainstream, intendiamoci, ma nello stesso tempo quanto di più distante dalle suddette storiche produzioni che fanno ancora battere il nostro cuore: strutture chitarristiche squadrate, quasi in odore di math-rock, segmenti ritmici e riff strumentali-vocali minimali ripetuti, dall’effetto ipnotico (Dim Limelights), cantato straniante ma per nulla perverso, anzi quasi candido in taluni passaggi. Il risultato finale è decisamente poco americano come appeal: se avete presenti i britannici XTC strumentalmente più schizzati e – apparentemente – fuori di testa di “White Music” e “Go2” (i primi due album) ci siete piuttosto vicini, ma anche i geometrici Gang Of Four di “Entertainment” sono un buon termine di paragone, così come l’art rock dei Talking Heads più marziali, quelli di “77”, il primo album. Certo, sono parametri di riferimento con beneficio d’inventario, che usiamo prima di tutto per farvi capire subito in che direzione di massima si muovono gli Intelligence di “Everybody's Got It Easy But Me”, che non disdegnano d’altronde alcuni episodi acustici (Techno Tuesday, Fidelity, Dim Limelights) e disimpegnati, addirittura in odore di ’50 (Little Town Flirt, Return To Foam). Qualche sospetto viene, a dirla tutta, ascoltando questo lavoro, che la In The Red voglia lanciarsi alla conquista del mercato europeo, inglese in particolare, il che se vogliamo è anche fisiologico, dopo tanti anni sulla barricata senza conoscere compromessi. Restiamo comunque in ascolto, curiosi di verificare quale ulteriore direzione questa gloriosa label vorrà far sua.