Roswell Rudd, Fay Victor, Lafayette Harris, Ken Filiano EMBRACE
[Uscita: 17/11/2017]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
A ottantun’anni Roswell Rudd si rimette magnificamente in pista, (anche se non se n’era mai andato, l’album precedente “Strenght And Power” per RareNoise Records è del 2016 ) e lo fa con un nuovo e freschissimo album di jazz tradizionale. Quello che negli anni ’70 e ’80 era votato dalle più prestigiose riviste jazz come il miglior trombonista del mondo (e chi scrive ha avuto la fortuna di vederlo live proprio in quel periodo con la Carla Bley’s Orchestra) e che musicalmente le ha provate tutte, passando dal jazz classico alle più ostiche avanguardie (vedi proprio l’album citato del 2016) ha ancora la voglia e la freschezza di quegli anni nel proporre un interessante album di famosi standard jazz in un anomalo quartetto senza batteria. Nonostante la presenza di una cantante solista, la prodigiosa Fay Victor, anche gli altri ottimi strumentisti, Kenny Filiano al contrabbasso, Lafayette Harris al piano e ovviamente lo stesso Roswell Rudd, hanno ruoli da protagonisti tutti in egual misura cimentandosi con una serie di classici del jazz che gli appassionati del genere ben conoscono.
Ecco quindi sfilare in bella mostra otto celebri composizioni che vanno da Something Live To For dell’accoppiata vincente Ellington/Strayhorn che apre l’album, fino a Pannonica di Thelonious Monk che lo chiude, passando per Goodbye Pork Pie Hat di Mingus, che il popolo rock ben conosce grazie a Joni Mitchell, qui proposta in una versione velocizzata e allegra. Un’altra cinquina di brani che invitiamo a (ri)scoprire si susseguono splendidamente e citiamo solo l’anomalo (non essendo propriamente jazz) traditional The House Of The Rising Sun, già portata al successo negli anni ’60 dagli Animals di Eric Burdon, qui in una versione estremamente suggestiva. Chiave di volta del disco è l’incontro tra la levità del piano, del sommesso contrabbasso (spesso suonato con l’archetto) e della voce classicamente jazz di Fay Victor (che più di una volta si cimenta con lo scat) con la raucedine del trombone di Rudd che entra e si impone, a volte, anche sgraziato e con sgangherati borbottii per poi spiazzarci con altri momenti più suadenti e introspettivi. Album imperdibile per gli amanti del jazz classico e non solo.
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