Terminal Sound System DUST SONGS
[Uscita: 12/12/2014]
Australia # Consigliato da Distorsioni
Il percorso musicale di Skye Klein è per certi versi sorprendente. Esordisce nel 1994 con gli Halo sviluppando un industrial-noise-doom particolarmente malsano il cui motto era “libertà attraverso l’annientamento”, influenzato dai Godflesh, dai Neurosis, da Merzbow ma anche da quel movimento vicino a Deleuze e Guattari che si proponeva di liberare le pulsioni e l’espressività. Nel 1999 crea il progetto Terminal Sound System con l’obiettivo di coniugare il drone-doom degli Halo con l’elettronica low-fi e il dub. “Constructing Towers” (2008) e soprattutto “Heavy Weather” (2011) esprimono magnificamente il contrasto tra l’inquietudine e il desiderio di luce. Con l’ingresso nell’orbita Denovali e la pubblicazione nel 2013 di “A Sun Spinning Backwards”, le atmosfere diventano più immaginifiche e apocalittiche, vicine per certi versi alle visioni desolate e intime di Andrej Tarkovsky. Come ci ha dichiarato lo stesso Skye in un’intervista: “A Sun Spinning Backwards riguarda la speranza di un futuro migliore per i nostri figli”. La trama dell’album descrive l’apocalisse di una terra morente a causa dell’inversione della rotazione del Sole. La popolazione decide di far partire i bambini (alimentati da macchine) all’interno di grosse navi, alla ricerca di un mondo nuovo, confidando in un futuro migliore.
“Dust Songs” uscito a dicembre 2014 costituisce il seguito narrativo di "A Sun Spinning Backwards". Se "A Sun Spinning Backwards" descriveva la partenza delle navi e l’apocalisse del pianeta morente dal punto di vista di chi rimaneva sulla Terra, “Dust Songs” è il diario di viaggio di uno di quei bambini imbarcati sulle navi. I silenzi accentuano le profondità sconfinate del vuoto cosmico che si mostra davanti (Deep Black Static). La splendida By The Meadow descrive una giornata sulla nave, come in un diario di bordo, tra ricordi confusi e silenzi interminabili. Sullo sfondo, incessante, il rumore pulsante delle macchine garantisce la vita ai naviganti (Silver Minds). Nel sonno indotto dai macchinari, il pensiero ritorna sempre al ricordo del padre e della madre (My Father, My Mother). La prima parte di Shadows si sviluppa come una cantilena che riemerge dalla memoria, mentre la seconda parte si trasforma in una sorta di metafora inquietante dell’ignoto. La splendida pinkfloydiana The Silver World descrive la visione del nuovo mondo che si mostra nei suoi colori cinerei e polverosi. Nella conclusiva Morning Star, un messaggio incomprensibile arriva sulla Terra in un estremo tentativo di ricongiungimento con le persone care che lì sono rimaste. Skye Klein porta alle estreme conseguenze il processo d’interiorizzazione del proprio suono avviato con i primi album dei Terminal Sound System e proseguito sino a “Dust Songs”, assumendo le forme di un cantautorato dalle forme immaginifiche ed inquiete. Un lavoro personalissimo che mostra ancora una volta la grande forza visionaria del musicista australiano.
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