The Crazy Crazy World Of Mr. Rubik URNA ELETTORALE (THE CRAZY CRAZY CRISI)
[Uscita: 18/02/2013]
Un cassonetto della spazzatura dall’aspetto decisamente disgustoso e una scritta bianca impressa. “Urna Elettorale”, non credo ci sia bisogno di spiegare l’evidente messaggio metaforico lanciato dal gruppo bolognese attraverso l’immagine di copertina del loro secondo album. Il rischio era quello di trovarsi di fronte a testi pieni delle solite trite accuse indistinte a tutti i politici, al tanto sono tutti uguali e via qualunquisticamente blaterando. Ma per fortuna e per prima cosa ci troviamo davanti a un album musicalmente interessante che tenta anche di percorrere una strada personale con risultati decisamente apprezzabili. Ma andiamo per gradi, The Crazy Crazy World Of Mr. Rubik sono un trio bolognese formato da Gabriele Ciampichetti, chitarra, basso, elettronica e voce, Marco Dicembrio sintetizzatori, campionamenti e voce, Stefano Orzes batteria e percussioni e la loro carriera, oltre ai due album fin qui realizzati, si è orientata verso un’intensa attività live, a breve faranno da supporto al tour solo di Andrea Appino degli Zen Circus, e questa potrebbe essere l’occasione giusta per conoscerli meglio.
E allora veniamo alla musica, non aspettatevi combat folk condito da riferimenti a De André & co. come ormai è d’uso nel belpaese, qui a testi che entrano nel vivo della crisi che avvolge il nostro paese, non dimentichiamo l’ironico sottotitolo del disco, e la politica in particolare si affianca una ben consapevole maturità musicale che li fa muovere agilmente dal noise, all’afro, ai ritmi latini, al post punk, al folk, all’elettronica, alla psichedelia, al doom. Tutte influenze volte a creare una musica densa, cupa, dalle atmosfere inquiete e dark, nell’iniziale Sebele il ritornello tarantolato si dissolve nella drammaticità dell’elettronica e nelle ossessive percussioni afro; in La Nona Rivoluzione Silenziosa il suono doom delle chitarre bilancia le rime baciate del testo; ritmi folk, ma bassi cupi in Pabababé e chitarre in salire; il canto ieratico di Cambiamo Forma ci richiama Ferretti che poi viene omaggiato e stravolto dall’elettronica nella bella cover di Live in Pankow; psichedelia e hard rock trovano equilibrio in Fantasamba; ma è Urna Elettorale il brano, a mio avviso, migliore, bello il testo, alieno da facili qualunquismi, la musica inizia con ritmo e canto etnico africano per poi virare verso un suono più teso e distorte chitarre paranoiche; chiudono l’album i sette minuti ossessivi, ipnotici di E’ tempo di…, fondata nella prima parte sulla continua ripetizione del giro di chitarra, quasi un Bolero in rock, mentre nella seconda parte percussioni che si perdono nel vuoto ed effetti elettronici alimentano la nostra ansia.
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