Stefano Giannotti & Salvo Lazzara LA VOSTRA ANSIA DI ORIZZONTE
[Uscita: 14/04/2017]
Produzione di estremo interesse questa del compositore e polistrumentista Stefano Giannotti, già leader dell’ensemble cameristico di ottoni Oteme (Osservatorio delle Terre Emerse) che in questo caso si cimenta in duo (ma non solo) con il compositore, bassista e chitarrista Salvo Lazzara ben conosciuto nell’ambiente prog con la band Germinale e come leader del progetto solista Pensiero Nomade. Estremo interesse, come estrema è l’ostica proposta musicale che si muove tra poetici spoken words, soundscapes di natura ambient, rumorismi da avanguardia radicale e sonorità vagamente etniche.
Il biglietto da visita è L’alba di una rosa breve e delicato arpeggio chitarristico alla dodici corde acustica di Lazzara un po’ à la Ralph Towner che si stende su un tappeto di fruscii tipo vinile consumato, ma è col secondo brano che il gioco si fa duro: Onde di terra è un recitar cantando (Giannotti) dal bellissimo testo “marino” su una lenta base percussiva, un loop continuo sottotraccia, un violino suonato pizzicato, un’armonica apparentemente fuori luogo e gli archi finali della Sinfonia Music School di Lucca. Rosalba invece è uno strumentale che vede il solo Giannotti a un piano preparato dal suono giocattoloso in una sequenza a volte dissonante condita solo con piccoli tocchi percussivi scampanellanti (all’apparenza un triangolo anche se non citato nella strumentazione), mentre Celeste laguna ha per protagonista la giovane voce dell’ospite Lucia Pera che si divide tra un pseudo cantato cantilenante e il recitativo di un testo assolutamente surreale su una base formata dai tapes di Giannotti e la chitarra filtrata che imita una tromba.
C’è spazio ancora per lo spoken word di La vostra ansia di orizzonte su tapes e soundscapes, per la strumentale e arabeggiante L’aria d’oro ancora con la dodici corde protagonista, per Dune d’acqua I per sola voce e ukulele e Dune d’acqua II dove Lazzara suona la suggestiva chiviola, ibrido strumento incrociato, come si intuisce dal nome, tra una viola e una chitarra. Infine, il gran finale propone un brano di ventuno iperbolici minuti, Ma tu dov’eri? che si snoda tra finti miagolìì gatteschi, i grugniti di un didgeridoo, quelli umani di un sonoro russamento, fragori di moto rombanti, ma soprattutto la presenza di due nuovi ospiti; una tromba e un trombone di stampo free jazz che si incrociano e si intersecano in un gioco felice di astrusa bellezza. Musica sperimentale per palati esigenti e testi surrealisti di grande impatto emotivo sono la formula vincente di un album originale e particolare, destinato non a tutti ma ai ricercatori di nuove esperienze sonore e ai cultori delle avanguardie più ostiche e oltranziste.
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