GustoForte LA PRIMA VOLTA
[Uscita: 23/12/2013]
Ristampa in vinile, pubblicato in origine nel 1984
Tra le tante contraddittorie eredità degli anni ’80 si trova anche un piccolo sottobosco di sommerso che fu anacronismo, non allineamento, perverso gusto per la sperimentazione sonora, rivoluzione artistica, rifiuto ostinato. Grazie a Plastica Marella (editore in modo moderno), che nel 2012 ci aveva restituito un EP senza tempo di GustoForte, ora i più svegli e i più attenti alle proposte underground nostrane, potranno trovarsi tra le mani una chicca che risale al 1984. “La Prima Volta”, tanto per inquadrare il genere di circuito da cui proviene, non solo è il primo 16 giri in assoluto di GustoForte, ma all’epoca si ebbe l’ardire di distribuire il disco in 200 rarissimi esemplari che circolavano all’interno di una custodia di lamiera ripiegata con tanto di bullone e scritta in vernice e con la programmatica presentazione ciclostilata di un grande mito dell’epoca (per i veri alternativi che ne seppero godere) ovvero Ado Scaini. Avete mai sentito parlare del Great Complotto di Pordenone? Non si può quindi non godere e non imbrodarsi nell’avere tra le mani questo vinile trasparente in versione 180 grammi che risucchia e rilegge in chiave velenosamente arty la spazzatura e lo scarto di quegli anni di superficialità e ipocrisia in cui ci si pettinava col gel e si calzavano i jeans attillati, mentre la banda della magliana sparava e si vociava di tecnologia e progresso per poi ritrovarsi a leggere i fumetti e masturbarsi nella propria cameretta. In questo amalgama ci sono i rifiuti, ci sono gli attriti repellenti e urticanti dei suoni scartati, c’è il brutto e c’è l’osceno che viene buttato e schifato. Campionature, ripetizioni sonore, rumori casuali, voci che rimbombano dai vicoli sperduti della solitudine e dello stupore. La propulsione, i battiti dub, gli abbozzi.
Un lavoro giocato sui flussi, sulla reminescenza figurativa, sulla suggestione visiva indotta dalla plasmatura delle fonti sonore. L’avant rock nostrano di maggiore pregio. Le anticipazioni visionarie della deformità e dell’alienazione della cultura industrial a venire. I Black Dice di “Beaches & Canyons”, le stranianti atmosfere di “Endless Happiness” dei Godspeed You Black Emperor, l’esorcismo morboso e compulsivo e allo stesso tempo la celebrazione compiaciuta e dissacrante del mondo meccanico e dell’omologazione di massa di Residents e Throbbing Gristle. I due lati del disco sono rispettivamente maschile (male) e femminile (female). L’uno più visionario, destrutturato, epilettico. Si serve di stimoli sensoriali visivi e percussivi per fomentare una sorta di immaginazione contorta, subdola, febbricitante. Una specie di sintesi surreale ed astratta del tribale e del futuristico. Il secondo lato è più realistico, contorto, introspettivo. Non c’è mai cupezza o oscurità né una disarmonia fastidiosa quanto una serie di stratificazioni e passaggi che suggeriscono l’idea di groviglio, di ammasso pulsante, di flashback e reminescenze. Esemplare il tributo alla musica bionica di Bianchi ne In Memory Of Maurizio Bianchi. I sette brani sono giocati sull’imprevedibilità, sull’inatteso, sulla provocazione associativa, sul sottile confine del rimosso che riaffiora. Questo disco ha il merito di riaprire una finestra prospettica diversa su un periodo sperimentale importante messo in ombra dal trionfo dell’ordinario. Sono i primi vagiti della multimedialità. La musica diventa visione e rappresentazione, amplificazione tattile e sensoriale ma anche indagine mentale a tutto tondo. Diventa allora doveroso ricordare alcuni dei precursori più emblematici dei nostri confini: Le Stelle di Mario Schifano con i loro bozzetti musical creativi di pischedelia onirica e l’eclettismo elettronico dadaista di Claudio Rocchi, fino al concretismo compositivo e l’improvvisazione di Egisto Macchi. Loro ci avrebbero calorosamente consigliato di non perderci per nessun motivo questo disco, rimasterizzato 24 bit e sempre rigorosamente a tiratura limitata di 300 copie.
gran disco! plastica marella merita rispetto anche dagli editori in modo tradizionale