Irene Grandi - Stefano bollani IRENE GRANDI & STEFANO BOLLANI
[Uscita: 23/10/2012]
Irene Grandi e Stefano Bollani sono una coppia che non ha bisogno di presentazioni. Solo un breve riassunto delle puntate precedenti allora. Irene, fiorentina classe ‘69, ha avuto il suo momento di gloria e successo grazie a Vasco Rossi che nel 2000 le regalò La tua ragazza sempre, bissato 7 anni dopo con Bruci la città di Mr Baustelle Francesco Bianconi oltre al cameo nel mediocre film Il barbiere di Rio. Per lei anche discutibili collaborazioni col non proprio plus ultra della canzone italiana di ieri e di oggi, Ramazzotti, Vallesi e Tiziano Ferro. A controbilanciare ci sono varie partecipazioni a festival jazz e molto volontariato in giro per il mondo. Stefano Bollani da parte sua oltre ad una laurea al Conservatorio ha fatto studi classici oltre che jazz, e le sue prime brevi esperienze sono nella musica leggera. Fortunatamente si allontana da un mondo che non gli appartiene ed in virtù di una mirabolante tecnica pianistica viene rapidamente assoldato dalla crema del jazz internazionale, Lee Konitz, Pat Metheny, Enrico Rava, Paolo Fresu e molti altri.
Vince una miriade di premi e dopo che il suo nome era noto ai soli appassionati del genere, diventa negli ultimi tempi una specie di superstar visto che una sua esecuzione della leggendaria Rhapsody in blue di Gershwin lo proietta nella stratosfera musicale con vendite incredibili per un disco di classica. Ma è del disco con la Grandi che adesso dobbiamo parlare. Di fronte a collaborazioni di questo tipo sono sempre sospettoso, lo premetto subito: quando ad esempio recentemente Clapton incontrò Marsalis non è che venne fuori chissà quale mirabilia, non sempre 2 +2 fa quattro. Molte delle canzoni qui presenti, per inciso 11 covers su 12 pezzi, avrebbero reso al massimo in un'altra situazione. Irene ci mette passione, sentimento ed un pò di stile ma alcune versioni fanno storcere la bocca e provocano cattive vibrazioni.
Viva la pappa col pomodoro aveva un senso all'epoca e cantata dalla Pavone ma in questa esecuzione è davvero ridicola, non sarebbe buona nemmeno per lo spot pubblicitario della barilla. Un inizio deprimente. Anche quando Irene è alla prese con la lingua portoghese appaiono evidenti i limiti e le presunzioni dell'intera operazione. Ad Irene Grandi auguro tutto il bene del mondo, ma le mie orecchie non possono non ritrovarsi critiche all'ascolto delle sue performances vocali nei brani di Vinicius de Moraes, Medo de amar o di Chico Barque de Hollandia, Olhos non olhos (Occhi negli occhi) e peggio in Roda viva, un duetto vocale con Bollani in cui si cerca di salvare capra e cavoli. Neppure l'immenso Caetano Veloso viene risparmiato in questo gioco al massacro in La gente e me, trascrizione di Bardotti di Chuva, che certo paragonata ai tre di cui sopra è quasi oro colato. Irene Grandi non è una cattiva interprete, ma non è, nè sarà mai la nuova Ornella Vanoni della canzone italiana, che interpretava la bossa nova carioca con una classe immensa, Jobim, Toquinho e Vinicius de Moraes per lei non avevano segreti.
Non è che col genere napoletano andiamo meglio: la voce della Grandi purtroppo è profondamente fiorentina e qualsiasi variazione cromatica/dialettale le nuoce gravemente, Pino Daniele forse avrà sorriso ascoltando la sua A me me piace 'o blues. Non si capisce quale arricchimento musicale e culturale possa giovare ad un grandissimo artista come Stefano Bollani un disco del genere: la mia impressione è che in questo momento Stefano stia cavalcando l'onda giusta e seguendo la corrente favorevole, ma come certi bravi attori hollywoodiani accetta anche copioni mediocri. A questo punto il lettore medio di Distorsioni vorrebbe sapere cosa penso della versione di No surprises dei Radiohead: se siete arrivati fino a qui la risposta la indovinate da voi.
Penserete: ma è tutto da buttare questo disco? Di decente ci sono quei 2-3 brani in cui Irene e Stefano non vogliono strafare, vedi Dream a little dream of me, Come non mi hai visto mai di Cristina Donà e Costruire di Fabi, artista che non amo, ma questo brano non è male, forse a Sanremo sbancherebbe. Se avete voglia di un disco sulla stessa falsariga trovo molto più spontaneo e personale quello della brava Marina Giaccio, guarda caso pure lei di stanza a Firenze, che in coppia con Gianfilippo Boni ci ha regalato il suo apprezzabile “Nata Domani” (2010), con composizioni proprie, che trasuda classe, sincerità ed un gusto interpretativo non indifferente. Spesso in questo disco della strana coppia Grandi+Bollani si ha la sensazione di una serata fra amici, un tavolino in mezzo, due dita di scotch: il pianista di turno, bravissimo per carità, si siede e la cantante si esibisce per gli amici con scontati applausi di rito. Ancora quattro chiacchiere, poi è tardi, è l'ora di andare a casa ma anche per me è notte fonda dopo che il raggio laser ha fortunatamente terminato la lettura del disco.
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