Werner DOWN BELOW ON YOUR OWN
[Uscita: 17/02/2014]
# Consigliato da Distorsioni
Ascoltare un disco dei Werner equivale a fermarsi estasiati davanti ad un bel dipinto in una galleria d'arte, la stessa sensazione, lo stesso beato compiacimento dinnanzi ad una creazione impeccabile. I Werner sono un gruppo atipico nel panorama indipendente italiano. A cominciare dal nucleo di tre elementi, due ragazze, Alessia ed Elettra ed un ragazzo, Stefano, che di cognome fa Venturini ed è già noto per il suo gruppo di provenienza, gli ottimi Ka Mate Ka Ora. Ma la differenza con le altre band nostrane non è certo numerica ma perché gli strumenti suonati dai pistoiesi, un violoncello, un piano ed una chitarra acustica, raramente sono presenti in altre formazioni del rock di casa nostra. I Werner hanno un gusto compositivo sconosciuto a molte nostre formazioni, sanno mettere giù composizioni con la stessa cura ed accortezza con cui un pittore prepara i colori della sua tavolozza. Abbiamo come valore aggiunto un'ottima tecnica strumentale, basta ascoltare il tocco pianistico di Elettra e lo stile al violoncello di Alessia per capire che hanno estrazione e vocazione classica.
Pezzi acustici che sembrano tinteggiature color pastello, oasi musicali di pace assoluta e rilassatezza, paesaggi di verdi pianure o freschi ruscelli d'acqua cristallina. Pochi mese fa, era l'aprile del 2012, i Werner avevano rapito i sensi degli ascoltatori con l'esordio superbo di "Oil tries to be water", certamente la cosa più originale e personale ascoltata in quell'anno da parte delle giovani realtà della penisola rock italiana. C'è da dire che per loro la parola rock è una definizione da prendere con le molle, qui siamo ben lontani da una qualsiasi struttura tipica del genere. Bravo è stato Stefano Venturini ha creare questo intrigante progetto parallelo che gli permette di allontanarsi per un attimo dallo slowcore dei Ka Mate Ka Ora, e che dimostra la sua capacità di comporre canzoni dalla natura molto diversa e più intimista. Prima del nuovo album c'era stato come gradevole antipasto l'ep in edizione limitata "QQ" (2013) che riproponeva con molta personalità brani di artisti dalla notorietà e fama riconosciuta, Beatles, Smiths, Tim Buckley fra gli altri. Il nuovo disco, "Down below on your own" riprende il filo srotolato dal debutto, aggiungendo se possibile ancora più colori e continuando a regalare nuove emozioni e motivi per stupire.
Le atmosfere sono fondamentalmente le stesse, i pezzi sono strutturati con la stessa cura, grazia ed apparente semplicità che ormai sono il marchio di fabbrica dei tre giovani musicisti. La stessa cupa ed ombrosa copertina riflette la natura del progetto Werner, una musica che potrebbe funzionare benissimo come perfetto soundtrack cinematografico, non per caso il nome del gruppo è un sentito omaggio all'Herzog grande cineasta teutonico. Ci immergiamo in questo clima da sala d'essai fin dal breve intro di Lara, con un minaccioso e sinistro duetto di piano e violoncello che sfocia nella seguente With those who fall, tipica acoustic song made in Werner. Un pezzo acquatico come Trees have something to say ma pure Red room con la sua coda strumentale, dimostrano che i nostri hanno una pelle diversa dalle altre formazioni, sono pezzi in tutto e per tutto di stampo classico. Al loro ascolto correrete con la memoria al Klaus Kinski angosciato sulla sua zattera in “Aguirre furore di Dio” o al battello dei quattro disperati nel finale di “Cuore di Vetro”. Altrimenti qui ci sono canzoni più rassicuranti, quelle dove la voce di Stefano e la sua sei corde acustica dettano legge.
E' il caso di Mountain, con Elettra a supporto di voce e piano, Clouds, Let him go on his way, in quest'ultimo bello il duetto vocale con Mirko Maddaleno dei grandi Blue Willa. Il meglio sembra provenire dal finale di partita. Flash abbaglianti nel buio della notte. As simple as a kettle è un brano crepuscolare e terso come una sera d'autunno, con voci incontaminate che conduce alla conclusiva 25 november (downfall of rain), contenente al suo interno una simpatica ghost track corale che riprende e ripete più volte il titolo nella parentesi. Svelte note pianistiche introducono la voce solista, molto vicina al Roger Waters dei primi 70'. Un pezzo di non facile lettura, in larga parte strumentale e senza dubbio tra i più complessi e sperimentali composti dai pistoiesi, di certo tra le loro cose più mature e riuscite. Una traccia che sembra un presagio per un futuro musicale ancora più sorprendente ed innovativo. Staremo a vedere e sentire. "Down below on your own" è un altro gioiello targato Werner, splendente come un cristallo che brilla di luce propria. Lasciatevi abbagliare.
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