Rusties DOVE OSANO I RAPACI
[Uscita: 3/02/2017]
#consigliatodadistorsioni
Dopo sei album cantati in inglese, i primi di cover (soprattutto di Neil Young), e poi di brani originali, è arrivato “Dalla polvere e dal fuoco”, uscito esattamente due anni fa, nel quale i Rusties interpretavano brani di alcuni fra gli autori angloamericani da loro più amati con i testi tradotti in italiano. Ora, naturale evoluzione nel cammino artistico della band, esce un lavoro che costituisce una svolta nella loro carriera.
Infatti “Dove osano i rapaci” è il primo disco composto esclusivamente da canzoni originali e interamente cantato in italiano. Segno di un forte desiderio di raggiungere il pubblico anche con la capacità comunicativa dei testi, e della convinzione di aver qualcosa da dire, qualcosa che, dalla sincerità e dalla passione che traspaiono evidenti dall'ascolto, i Nostri sentivano il bisogno e la necessità di mettere in musica. Un percorso che pur non restando ancorato alle radici folk rock made in USA li avvicina adesso a un gagliardo rock d'autore che in Italia ha avuto i suoi esponenti migliori nei Gang, in Finardi o in Bertoli. Un'altra novità è data dal fatto che alla voce non c'è solo il frontman e chitarrista Marco Grompi (in primo piano nella foto sotto a sinistra), ma anche l'altro chitarrista Osvaldo Ardenghi (con Grompi nella foto), il bassista Fulvio Monieri, il tastierista Massimo Piccinelli e il batterista Filippo Acquaviva.
Quella dei Rusties è una musica fatta di ballate rock rugginose e abrasive, e se da un lato grondano rabbia e ribellione, dall'altro sanno essere anche ricche di sentimenti evocando malinconia, scorrere del tempo, amore, rimpianto. Ma in questo “Dove osano i rapaci” prevale la voglia, il bisogno di raccontare il mondo di oggi, i suoi problemi, le sue ipocrisie, ingiustizie e ineguaglianze che gridano rabbia e dolore. I Rusties sanno come imbastire canzoni rock trascinanti e dirette, alternano alle parti cantate magnifiche parti strumentali, dimostrando di aver fatto tesoro della lezione di Neil Young. La registrazione in presa diretta dà inoltre al disco un forte e trascinante impatto emotivo. La title track, tutta ben giocata tra tastiera e chitarre, è anche la chiave per comprendere il lavoro, i rapaci sono coloro che avvelenano il mondo con la loro voracità, ma anche «chi ha visto tutto e lo racconterà».
E così nella prepotente Non tornerà si tratteggia un affresco delle meschinità contemporanee, fra falsi ribelli, arrivisti e vincenti e Pezzo di carta parla dei giovani costretti a cercare lavoro all'estero perché «non servi a questo stato». Toni più lirici e psichedelici alimentano Non lontano molto tempo fa, presenti anche nella dolce e magnetica Come planare, uno degli episodi migliori del disco. I temi sociali ritornano prepotentemente con Un uomo onesto: «storia di un uomo onesto che morì di vergogna per aver rubato» e con Queste tracce che senza retorica tratta della violenza sulle donne. Eclissi e Una storia per noi sono due ottimi rock blues, molto tirati e tesi. Spirituale e Magari un motivo chiudono un album che conferma i Rusties come una delle migliori band di rock italiano in circolazione.
…quando non si ha paura di esprimere idee reputate sovversive attraverso la musica rock.
Bellissimo lavoro.