Homunculus Res DELLA STESSA SOSTANZA DEI SOGNI
[Uscita: 9/03/2018]
#consigliatodadistorsioni
Se il nome degli Homunculus Res vi dovesse essere per caso sconosciuto, allora non vi resta che recuperare prontamente la lacuna e procurarvi almeno uno dei tre ottimi lavori che la band palermitana ha prodotto in questi anni di attività e che le hanno garantito un ottimo credito internazionale e un ben agguerrito gruppo di estimatori. Dall'esordio del 2013 con "Limite all'eguaglianza della Parte con il Tutto" e passando per quell'imprescindibile capolavoro rappresentato dall'album "Come si diventa ciò che si era" gli Homunculus Res si sono inoltrati nell'esplorazione del progressive rock versione Canterbury. Tempi dispari, libertà creativa fra jazz, improvvisazione, folk e pop, leggereza e ironia sono alla base delle loro bizzarre e trascinanti 'canzonette', usiamo questo termine non certo per sminuirne il valore, ma per sottolinearne la brevità, tutti i brani oscillano fra i due e i quattro minuti, e l'assoluta mancanza di presunzione e prosopopea nella proposta musicale deli HR, del tutto aliena dalla maestosità e magniloquenza di certo prog. Adesso con questo nuovo lavoro dallo shakespeariano titolo "Della stessa sostanza dei sogni" gli HR confermano tutto quel di buono che ci avevano fin qui mostrato e approfondiscono ulteriormente il loro erratico e non convenzionale viaggio all'interno della musica.
Più che nei precedenti quest'ultimo lavoro si orienta verso una originale e obliqua rilettura della dimensione pop, affine in questo all'ultimo eccellente album dei Masie. Ciò che emerge subito è il modo personale e riuscitissimo col quale la band imposta il rapporto fra musica e testi, laddove la prima gioca su una dimensione alta con arrangiamenti molto complessi e stratificati nei quali si cimentano contemporaneamente più musicisti, i cinque membri della band più svariati ospiti, creando un prog rock dalla forma molto libera e dirompente nella quale sono evidenti le influenze jazz di stampo canterburyano, i testi, come le musiche tutti tranne uno di Dario D'Alessandro, viaggiano ironici e paradossali in un continuo rimando fra dimensione colta, il simbolsmo onirico, e cultura popolare. L'esempio migliore di quanto scritto è quel piccolo capolavoro di Faccio una pazzia, sublime divertissement musicalmente sballottato fra jazz, commedia musicale, prog e un testo giocao su un surreale dialogo con una divetta sexy da calendario. Ma non meno riusciti gli altri momenti racchiusi nel disco: dalle morbide atomsfere di Bianco supremo, dal suggestivo tripudio di fiati, ai ritmi tropicaleggianti da night di Non sogno più che ci rimandano ai maestri delle colonne sonore italiane anni '70, alla leggerezza canterburiana di Mentre dormi o Dopamine, o alla sulfurea ironia zappiana di In nome di Dio. Ma tutto il disco è immerso in una soffusa e indistinta dimensione onirica, oscillante e sospeso fra lo stato di coscienza e il sogno, ma che finisce per rivelarci la condizione assurda del vivere umano e della follia sottesa ai nostri comportamenti. Fra i collaboratori segnaliamo Dave Newhouse dei Muffins, Petter Herbertsson degli svedesi Testbild!, Tommaso Leddi degli Stormy Six che insieme agli altri che vi suonano testimoniano la credibilità e la stima che la band riscuote nel giro prog attuale e non solo. Con questo "Della stessa sostanza dei sogni" ci auguriamo che il nome degli Homunculus Res riesca finalmente a raggiungere un sempre più ampio ascolto e riconoscimento dopo tre album che li pongono fra le cose migliori ascoltate in questo secondo decennio del secolo.
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