Cesare Basile Cesare Basile
[Uscita: 8/02/2013]
Cesare Basile è un nome ormai ben noto a chi segue le vicende del rock italiano: gli inizi già negli anni 80 con gruppi importanti come Kim Squad, Candida Lilith e Quartered Shadows, e poi una lunga carriera solista che si è sempre più mescolata col folk e la canzone d'autore. Questi ingredienti si sono fusi alla perfezione nel precedente "Sette pietre per tenere il diavolo a bada” e in questo nuovo album, che Basile sceglie di intitolare semplicemente col proprio nome, la componente folk si fa sempre più forte. In molti brani l'autore sceglie l'uso del dialetto siciliano, e secondo me sono quelli più incisivi: l'uso del dialetto aggiunge pathos. L'ombra del rock appare sullo sfondo, come nel basso distorto memore dei Joy Division di Parangelia, canzone tra le più forti. Cifra peculiare della musica di Basile è un uso della ritmica molto personale: solo un glockenspiel e un tamburo filtrato in Nunzio e la libertà, un lavoro sui timpani in Canzuni addinucchiata. In altre canzoni la batteria tace: in Maliritta carni, con un bell'arrangiamento di archi pizzicati e fiati dissonanti, o Caminanti, la più vicina al cantautorato classico degli anni '70, malinconica e inneggiante alla follia creativa. In Lettera di Woody Guthrie al giudice Thayer, bella ballata pianistica screziata di chitarra lancinante, e ancora di più nella conclusiva Sotto i colpi di mezzi favori, poetica, politica, apparentemente ermetica, appare il fantasma di De Andrè, presenza (assenza?) sempre più forte nel mondo musicale nostrano.
Minni spartuti paga dazio a Tom Waits, chitarra e batteria sghembe. La fusione tra gli strumenti a corde, arpeggiati, e le varie percussioni, molto riecheggianti la dark wave, è riuscita e originale. Da parte mia ritengo che gli autori italiani più interessanti siano quelli che hanno saputo fondere la tradizione autoctona della melodia con le lezioni d'Albione e d'Oltreoceano: negli anni 60 chi veniva dal jazz, Tenco, Paoli, Conte etc, oggi chi viene dalla new wave come Basile, Mauro Ermanno Giovanardi, Perturbazione, i primi Baustelle; sono meno appassionato dalle altre generazioni, troppo strettamente cantautorali. Importanti in questo disco i testi, molto curati, sia quando sono autobiografici sia quando si rifanno alla tradizione popolare. Cesare Basile si pone come un moderno cantastorie, uno che oltre alla storia della propria terra conosce quella del Delta e della musica del diavolo (che sa come tenere a bada). Unico limite a mio parere il cantato un po' monocorde, in varie canzoni quasi un recitativo. Un lavoro valido da parte di un artista che quando ho visto live al Premio Tenco mi ha fatto una grande impressione. Belli copertina e lavoro grafico a cura di Monica Sasso.
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