Fast Animals and Slow Kids ALASKA
[Uscita: 03/10/2014]
# Consigliato da Distorsioni
Alaska come luogo dell'anima. Come rappresentazione dell'Altro o dell'Altrove. L'ineluttabilità della fuga e l'incertezza del ritorno. Overture apre dolente come ogni addio. La porta è aperta e davanti la strada è un lancio di dadi. La struttura armonica degli archi si fonde con lo struggente arpeggio di chitarra e con la voce che sembra invocare una qualsiasi (im)possibile ragione per non varcare la soglia e non intraprendere il viaggio, ma bisogna andare: "Scusa mi lascio andare un pò ora, dopo ritornerò". L'invocazione diventa urlo disperato ne Il mare davanti: "Aiuto, vi dico aiutatemi... non ho paura del mare davanti...". La voce del carismatico Aimone Romizi tracima oltre la tumultuosa lava della chitarra di Alessandro Guercini, del basso di Jacopo Gigliotti e della batteria di Alessio Mingoli. Le prime due tracce del terzo ottimo album dei Fast Animals And Slow Kids sono una autentica dichiarazione d'intenti. Dobbiamo andare. Qualcosa ci aspetta. Nessuna certezza antica, nessuna mano amica, ma usciamo allo scoperto, con coraggio.Come reagire al presente è un epitaffio, quasi un estremo saluto alla irriverente ingenuità dell'adolescenza e un abbraccio alla nuova consapevolezza di una vita che sembra sorgere diversa e forse ostile, ma che invece semplicemente va avanti, cambia, e con essa cambiano corpi, menti, visioni, prospettive.
I ragazzini di "Questo è un cioccolatino" (2010) e di "Cavalli" (2011), i ragazzi di "Hybris" (2013) sono diventati uomini e con loro è cresciuta la loro musica. La superba Coperta ne è un fulgido esempio. La band sorprendente degli inizi ha mantenuto le promesse. Te lo prometto è un solenne e maturo canto di morte su un amore perduto per sempre (?) e sulle perdute illusioni delle false e innocenti ipocrisie che accompagnano ogni separazione. C'è molto di Hybris in questo disco, ma è un bene. "Alaska" ne è la naturale evoluzione. I FASK ne sono consapevoli. Ora non si gioca più con la voglia di far musica. Ora il confine è superato. Sono una rock band amata e temprata da tanti e tanti concerti. Badate bene: una rock band. Niente sfumature. "Non avrò mai più paura. Datemi l'ennesimo calcio in faccia che da un occhio ci vedo ancora... e non avrò intenzione di chiuderlo da solo". Calci in faccia ondeggia fra hardcore e strutture armoniche che strizzano l'occhio al più puro rock'n'roll. L'urlo di Con chi pensi di parlare lancia fiori in fiamme: "Ti vorrei solo felice... fuggirò perchè ti proteggo". Una straziante, meravigliosa dichiarazione d'amore. Odio suonare ed Il vincente sono degno preludio al Gran Final, preghiera laica, mantra sonico, degna conclusione di un disco che rende i FASK non più una promessa, ma una fantastica realtà del rock italiano.
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