The Desoto Caucus 4
[Uscita: 27/01/2017]
Danimarca #consigliatodadistorsioni
Appena inserite il cd nel lettore o il vinile nel piatto la musica che uscirà dalle vostre casse vi spedirà dritti dritti nelle assolate terre fra il deserto dell'Arizona e il ribollente confine messicano; Tucson, San Diego, Hermosillo, San Antonio sarebbero probabilmente i primi nomi di città che vi verrebbero in mente, mentre la musica vi trasporta nell'immaginario della frontiera costruito intorno a centinaia di canzoni, film, romanzi, e ci immaginiamo i musicisti con gli immancabili jeans, stivali di cuoio a punta e, ovvio, ampi Stetson sulla testa. Solo che i Nostri vengono da Aarhus, sita a diverse migliaia di chilometri dalla California e precisamente in Danimarca, infatti i Desoto Caucus fanno parte di quella schiera di musicisti, ne abbiamo di ottimi anche in Italia, che, cresciuti ammirando la musica country e il roots rock, hanno finito per adottarli come proprio punto di riferimento e fonte di ispirazione, acquisendo stima e alta considerazione fra i musicisti d'oltreoceano. Ecco così che i componenti dei Desoto Caucus possono vantare come loro mentore il grande Howie Gelb che li volle nell'album “The Listener” del 2003, da quel momento hanno suonato in diversi dischi e tour dei Giant Sand e infittito le collaborazioni con musicisti come Kurt Wagner, Isobel Campbell, Mark Lanegan, Emiliana Toriini, ecc.
Adesso, come si intuisce dall'asciutto ed essenziale titolo, sono arrivati al quarto album, il debutto discografico risale al 2008, e i quattro danesi, Anders Pedersen (voce, chitarra, keyboards), Peter Dombernowsky (batteria, synth), Henryk Poulsen (basso) e Nikolaj Heyman (voce, chitarra, keyboards), hanno concepito il loro disco più personale e riuscito. Infatti pur mantenendo la matrice alt country, piuttosto evidente soprattutto nella prima parte del disco, poi se ne distacca parzialmente incentrandosi su un mood malinconico suonato in modo molto rallentato e intimo, ne sono ottimi esempi brani come Long Gone e Flatlands, suoni sommessi slowcore accompagnati da un cantare melodioso e ammaliante. E se Let It Glow e Power Lines ci portano nei territori di frontiera cari ai Calexico, Black Dog Nights è un suggestivo country rock, mentre la bella Free ha una splendida linea melodica che potrebbe essere uscita dagli Eels. “4” è un disco ottimamente suonato, arrangiato con convincente sobrietà ed eleganza riuscendo a tenere in equilibrio l'ispirazione country e la vena indie e cantautorale che emerge in diverse tracce. Unica pecca la poco riuscita Keep It Coming, quasi un tentativo di realizzare una canzone pop, che risulta però alquanto stucchevole. Ma si tratta soltanto di una canzone, mentre le altre dieci convincono in pieno.
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