Beachwood Sparks DESERT SKIES
[Uscita: 26/11/2013]
# Raccomandato da Distorsioni
Sono sempre più rari i dischi che accendono fantasia ed entusiasmi dei recensori, soprattutto quelli più attempati: “Desert Skies” dei losangelini redivivi Beachwood Sparks è uno di quelli, pur non essendo una novità bensì una compilation di vecchio primissimo materiale della band di fine anni '90, quasi mai pubblicato prima. Autori ad inizio terzo millennio di tre magnifici lavori per la gloriosa Sub Pop Records, a metà strada tra fascinazioni country rock ’60-’70 (Byrds, Buffalo Springfield, Eagles) ed amore più che manifesto per la psichedelia mistica Paisley Underground dei Rain Parade (“Beachwood Sparks”, 2000 - “Once We Were Trees”, 2001 – “Make The Cowboys Robots Cry”, 2002) i Beachwood Sparks tornarono nel 2012 con un album-reunion in odore – anch’esso – di capolavoro, “The Tarnished Gold”, che vedeva all’opera la magica line up originale con Chris Gunst, (lead vocal/guitars) Brent Rademaker (bass, vocals) Dave Scher (keyboards, lap steel, vocals) ed il batterista Aaron Sperske. Cori ed armonie seducenti Byrds/Poco/Flying Burrito Brothers/Gram Parsons West Coast addicted, pop onirico e songwriting elegante, psichedelia insinuante, questi gli ingredienti base di una band che ha avuto (ed ha) il merito non indifferente di essersi conquistata i favori incondizionati di un pubblico di appassionati (tra cui parecchi con tantissime primavere sulle spalle) del buon vecchio suono americano che fu.
“Desert Skies” compie il miracolo non solo di reggere alla grande il confronto con le succitate opere ufficiali in studio – che vi consigliamo senza riserve di recuperare nella loro totalità – ma di stupire per la freschezza e l’estrema ispirazione del songwriting: stiamo parlando di songs incredibilmente accantonate dalla band per mancanza di interesse alle fine degli anni ’90, meno le stratosferiche Desert Skies e Make It Together che sarebbero uscite su singolo nel 1998 per la Bomp! Records e Midsummer Daydream, su singolo della Sub Pop nel 2000. Le ritroviamo tutte e tre nella loro impagabile ariosità pregna di umori Big Star/Alex Chilton (Make It Together, che nella Warm summer vibe version sconfina persino in territori Beach Boys/Pet Sounds) e power pop in questa compilation che riesce ad esaltare anche in altri episodi: nella purezza assoluta vocale ed armonica delle due versioni di Time, nelle stupefacenti sequenze strumentali dai forti aromi psichedelici di Sweet Julie Ann, This is what it feels like, Midsummer Dream. Questo ed il restante materiale di “Desert Skies” testimonia altresì di un ruspante e vigoroso rock sound chitarristico di stampo paisley – ad opera di una line-up di sei membri in quei 1997/1998 - che si sarebbe via via diradato nelle tre opere in studio, votate ad un amore sempre più incondizionato per l’Americana. Una compilation assolutamente imperdibile se siete dei cultori di qualsiasi generazione delle sonorità più volte celebrate in questa recensione.
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