Randy Newman DARK MATTER
[Uscita: 04/08/2017]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Della prestigiosa carriera del grande Randall (Randy per gli amici) Stuart Newman, si è scritto a sufficienza, sin da quel remoto 1968 che vide l’apparizione del suo primo lavoro solistico, “Randy Newman Creates Something New Under The Sun”, e percorrendo il suo sentiero artistico che lo ha condotto a realizzare opere per il cinema (“Cold Turkey”, “Ragtime”, “I Tre Amigos”, e passando per delle canzoni composte per taluni film della Disney), oltre a svariati lavori pensati per il teatro, valga per tutti la notevole rilettura del tema del Faust, tramutato in un musical col titolo di “Randy Newman’s Faust”, con la collaborazione del prodigioso David Mamet. Un artista e compositore pirotecnico e proteiforme, il geniaccio americano, che ora licenzia alle stampe per i tipi della meritoria Nonesuch il suo ultimo album, “Dark Matter”. Un disco che contempla in un unico contesto tutte le istanze creative e artistiche del grande songwriter: dall’inclinazione alla rappresentazione teatrale (The Great Debate, un frammento plasmato sul modello del musical, tanto caro a Randy), alla critica socio-politica, piuttosto consueta nell’opera del Nostro (Putin, dove si disquisisce, in maniera alquanto caustica e spietatamente sarcastica, dell’organo genitale del presidente russo…).
Dal commosso tributo in forma di canzone all’incommensurabile e leggendario bluesman Sonny Boy Williamson (Sonny Boy), ai toni elegiaci e sommamente lirici di brani che assurgono a vette di estrema poesia quali Lost Without You, in cui la voce di Randy, ricamata come su un tessuto cremisi di superbi arrangiamenti, tocca vertici di straordinaria intensità espressiva, rinviando a immagini di locali polverosi dove un pianista improvvisa note melanconiche dinanzi a pochi avventori ubriachi. E poi She Chose Me, dove le note del piano, in lenta deliquescenza, precedono la voce ispirata di Randy, in un brano che tocca momenti di superbo lirismo, grazie anche alla perfetta modulazione degli archi. Non mancano i toni da ballad tipicamente newmaniana, con rimandi ad atmosfere jazz, come la splendida traccia di On The Beach, dove tutto il talento compositivo di Randy trova perfetta esplicitazione, oppure la bella e alta melodia della conclusiva Wandering Boy, poesia per piano e voce, che sigilla bellamente un album dalla fervida fantasia creativa e dalla preziosa trama compositiva. In un mondo nel quale ogni cosa pare germogliare, declinare e dissolversi nel nulla ogni dieci minuti, la sola presenza di artisti (inossidabili) come Randy Newman, con il loro carico di classe intramontabile, reca frammenti di consolazione.
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