Jim Jones and the Righteous Mind COLLECTIV
[Uscita: 08/03/2019]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Il concetto è sempre lo stesso: chi ha cavalcato la tigre una volta, non può più scenderne. Jim Jones è un raro esempio di narratore infernale con storie da raccontare, perché devi aver vissuto la strada, devi essere caduto all’inferno e poi ritornato, per partorire un disco di cazzuto rock’n’roll: questa, che si voglia o no, è la parabola del rock and roll. Con la sua ultima creatura i Righteous Mind, Jim Jones consegna “CollectiV”, un album di incendiario e primitivo garage rock ubriaco di gospel e voodoo. Dopo il precedente “Supernatural” (osannato dalla critica) e una breve reunion con Thee Hypnotics, il nostro torna a mordere e scalciare con dieci brani che alternano pugni in faccia al sapore di whiskey a carezze gentili per poi tornare a frustare con catene di gospel. Gli ingredienti della pozione sono gli stessi ma stavolta traspare nitido il tentativo, riuscito, di arrivare a distillare il rock nella sua essenza più pura, quasi alla culla, facendolo con spavalderia e introspezione al tempo stesso. Si parte con Sex Robot, due accordi killer in sequenza e un inciso tirato che fa battere i tacchi degli stivaletti con la voce di Jones che dà lezioni di rock’n’roll. Con Satan's Got His Heart Set On You, l'artista sfila, moderno “Baron Samedi”, direttamente nei vicoli di New Orleans in una satanica marcia notturna sulle tombe degli schiavi neri, tra esplosioni di sax, cori e honky tonk piano.
Jones continua a rotolare anche sul seguente O Genie, una voce filtrata e sognante che affiora dalle nebbie del Mississipi su uno strisciare di catene, un basso distorto e organi in lontananza come sirene, una visione ancestrale. Si torna poi al garage rock con Attack of the Killer Brainz, che sarà efficacissimo dal vivo. Quindi la ballata soul Meth Church, quasi una ninna nanna su un tappeto di cicale gracidanti e riverberi di sax, con la voce che alterna toni bassi a melodie in falsetti incantatori. I Found a Love è una cover distorta del brano di Wilson Pickett, del quale Jones con gli Hypnotics aveva già parafrasato Man and a Half con Half Man Half Boy. In Shazam Jim utilizza una Gibson Hummingbird del 1964, quella usata da Keith Richards per registrare classici come Street Fighting Man, il brano però non scalpita come gli altri nonostante l’intro trascinante. Nelle parole e nella testa l'idea era di prendere disparate influenze e idee e poi riunirle. Proprio come nella vita reale, questi diversi elementi funzionano bene insieme. L’album rappresenta il momento di abbattere le barriere, lavorare insieme e incanalare le energie l'uno nell'altro e questo è successo. Il disco vede la presenza di ospiti illustri come il chitarrista Little Barrie, la cantante soul Sister Cookie, Paul Ronney-Angel degli Urban Voodoo Machine, la cantante lirica Vesna Petresin e poi due vecchi compagni dell’epoca Thee Hypnotics (il chitarrista Ray “Sonic” Hanson ed il batterista Phil Smith). Con i Righteous Mind la visione musicale di Jim Jones si espande su territori non del tutto nuovi per lui, ma lo fa con un approccio più eclettico e sperimentale. La produzione è ricca, densa e oscura, carica di fantasmi del passato, quasi una catarsi volta a fornire indicazioni per il futuro della musica. Insomma un Jim Jones ispirato e tutt’altro che domo.
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