Okkervil River AWAY
[Uscita: 09/09/2016]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Non invita certo ad un ascolto tranquillo e rilassato, al suo primo impatto, il nuovo ottavo album degli Okkervil River, “Away”. Si comincia con un brano il cui titolo affianca al nome della band americana l’acronimo R.I.P. (Rest In Peace) e che viene interpretato in maniera struggente da un Will Sheff dalla voce disperata. Aria di smobilitazione? Molti elementi, nel corso degli anni, sono andati via, away... e il quarantenne Sheff è passato dal ruolo di frontman a quello di unico titolare, anche se poi ha provveduto a richiamare alcuni transfughi per dargli una mano nella realizzazione di questa nuova fatica, a cominciare dal polistrumentista Jonathan Meiburg, co-fondatore della band, diventato, nel frattempo, frontman degli Shearwater. Proseguendo nell’ascolto, le atmosfere non cambiano, non allentano la tensione, anzi la dilatano con la durata di ogni singolo pezzo, che supera sempre, spesso ampiamente, i cinque minuti.
Detto così, sembrerebbe di trovarci davanti ad un disco lugubre, triste. Tutt’altro. Away è un prodotto di qualità assai elevata, magari difficile, non adatto a tutti i palati, ma che si fa apprezzare in larga misura per ciò che ha dentro, soprattutto dal punto di vista musicale: le forme di una country music tutta nordamericana –quella, per intenderci, che parte da Woody Guthrie e Pete Seeger, passa attraverso Bob Dylan (rievocato spesso dalle performances vocali di Sheff) e arriva a Van Morrison e Bruce Springsteen– vengono qui arricchite dal contributo di session men di matrice jazzistica, qui da un pianoforte là da una tromba e, soprattutto, da una sezione di archi e di ottoni, l’ensemble classico yMusic, che è il principale artefice degli orditi musicali cameristici che accompagnano la voce di Will, a sua volta sostenuto dal coro di una vocalist d’alta scuola qual è Marissa Nadler, che svolge egregiamente, come tutti gli altri, d’altronde, il ruolo di guest star.
A tratti ecco emergere echi di avanguardie che, per la loro parte, danno un notevole contributo ad una fusione di suoni già molto variegata. Di particolare effetto è Judey On A Street, pezzo vagamente springsteeniano nel quale il nostro songwriter e cantante sembrerebbe per qualche momento abbandonarsi a, seppur contenute, tentazioni rockeggianti, ma poi si trattiene e cambia rotta. Pur nell’apparente visione pessimistica delle vicende artistiche ed umane vissute da Will Sheff e dagli Okkervil River [le defezioni, il cambiamento d’etichetta discografica, le disillusioni create dall’industria musicale e la morte di T.Holmes “Bud”
Moore, il nonno amatissimo che per Will (foto a destra) rappresentava, oltre all’affetto familiare, un fondamentale punto di riferimento, un maestro di vita] Away rappresenta un nuovo progetto, una nuova strada da percorrere. Sono, anzi, quelle vicende ad ispirare i nove brani che sono contenuti nell’album. Da Comes Indiana Through The Smoke, una ballad molto intensa dedicata proprio a nonno Bud, a The Industry, nella quale si esamina con amarezza la situazione in cui versa l’industria musicale per metterne in risalto le manchevolezze e la tendenza a limitare la libertà d’espressione dell’artista.
Away è prodotto dallo stesso Will Sheff, mentre Jonathan Wilson siede alla stessa consolle alla quale gli Steely Dan di Donald Fagen mixarono “Aja” e John Lennon il suo “Double Fantasy”. La copertina dell’album è del pittore americano Tom Uttech.
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