Etran De L’ Aïr Agadez
[Uscita: 18/02/2022]
Per il loro secondo album, dopo lo splendido debutto del 2018 come “No. 1” già recensito su queste pagine, i nigerini Etran De L’ Aïr hanno scelto come titolo “Agadez”, la città in cui vivono e suonano ormai dal 1995 quando il leader della band aveva solo 9 anni e giravano i quartieri con strumenti arrangiati alla bell’e meglio e improvvisati. Agadez, città da sempre di transito di carovane e commerci è oggi il centro musicale del Niger, numerose band suonano alle varie feste, pubbliche e private, e nelle varie occasioni conviviali. Gli Etran De L’ Aïr, letteralmente le stelle dell’Aïr, sono formati da veri membri della stessa famiglia e la loro specialità è la musica per i matrimoni, ma questo non vuol dire affatto sminuirne il valore, anzi la forza, l’energia, la straordinaria vitalità che promana dalla loro musica nascono proprio da questa matrice festaiola e popolare. Del resto la musica in tutte le culture ha da sempre accompagnato la vita delle comunità e questa tradizione in Africa è più viva che mai. La particolarità degli Etran, ma anche di altri musicisti nigerini come i Tal National o Bombino, è quella di aver innestato sulla tradizione l’uso delle chitarre elettriche, che hanno reso il suono non solo più moderno, ma soprattutto quanto mai ribollente e trascinante. Scatenati ritmi africani e fiammeggianti chitarre elettriche creano una miscela perfetta per ballare e dalle forti coloriture psichedeliche. Rispetto al disco d’esordio registrato dal vivo, questo “Agadez” è stato invece realizzato nello studio mobile che la band si è costruito, ma non per questo il disco ha perso quel senso vertiginoso di immediatezza e gioiosa improvvisazione che tanto avevamo apprezzato nel disco del 2018. Quando il cd parte sugli ipnotici riff chitarristici di Imouwizla (Emigrazione) si è subito trascinati e avvolti dal ritmo caracollante e mentre il canto si colora di pathos nel narrare il dramma di profughi costretti ad attraversare le sabbiose piste del deserto. In Toubouk Ine Chihoussay il ritmo si alza e i solo di chitarre mettono i brividi, se qualcuno aveva dubbi, oggi è proprio in quest’area geografica che la chitarra elettrica trova la sua massima espressione, si pensi a Bombino o all’immenso Mdou Moctar, qui lo stile di Moussa “Abindi” Ibra si caratterizza per l’estrema pulizia e leggerezza del tocco, straordinario nel vibrato, e avvalorato dalla chitarra ritmica di Abdourahamane “Allamine” Ibrahim con cui realizza un’intesa perfetta. E tutto il disco nelle sue dieci tracce brilla di energia ed emozione, la musica scorre fluida e trascinante, qui c’è meno blues rispetto ai musicisti maliani, ma un’attenzione particolare a ritmi africani assorbiti dalle altre comunità etniche che vivono ad Agadez e per le quali spesso si ritrovano a suonare i loro coinvolgenti e irresistibili concerti.
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