Afro-Haitian Experimental Orchestra AFRO-HAITIAN EXPERIMENTAL ORCHESTRA
[Uscita: 24/06/2016]
Haiti #consigliatodadistorsioni
Non un ensemble stabile, ma invece uno messo in piedi per la volontà di Corinne Micaelli, direttrice del French Insitute di Haiti, che ha chiamato il batterista Tony Allen (foto sotto a sinistra), autentica icona dell'afrobeat, ancora oggi infaticabile collaboratore in decine di progetti diversi, al fine di organizzare un concerto insieme a musicisti dell'isola caraibica. Ad aiutarlo Erol Josué, cantante, sacerdote voodoo e direttore dell'Istituto haitiano di etnografia, che si è incaricato di reclutare i musicisti haitiani scegliendoli fra le band più importanti del paese e rappresentativi delle varie correnti musicali presenti. Allen si è poi chiuso per cinque giorni con i cantanti e percussionisti prescelti, il chitarrista scozzese Mark Mullholland, il tastierista Olaf Hund e il bassista Jean-Philippe Dary Allen per scrivere e provare le canzoni che poi sarebbero state eseguite nella piazza centrale di Port-au-Prince in un grande concerto trasmesso in diretta dalla televisione e poi sono finite in questo affascinante disco. Un progetto, questo della Afro-Haitian Experimental Orchestra, che si colloca perfettamente nella linea culturale dell'etichetta Glitterbeat Records, sempre più impegnata a scoprire e valorizzare gli esperimenti di contaminazione musicale e di incontro fra la tradizione e la contemporaneità.
Un disco che sprizza infuocata energia, un calore funky che sembra attraversare con le sue onde un Atlantico percorso non più dalle navi negriere, ma dal ritmo frenetico di una musica che crea un groove dinamico e prepotente basato sui ritmi percussivi afro-caraibici e bassi vigorosi e potenti vibra del fervore apparentemente caotico di una lunga jam in cui l'improvvisazione gioca un ruolo centrale. Un'onda sonora tumultuosa nella quale trovano spazio influenze e stili musicali diversi, dall'afrobeat alla musica haitian,
buona parte dei brani prendono spunto da canzoni tradizionali dell'isola soprattutto per il canto, dalla psichedelia al funky, dal jazz orchestrale di Sun Ra al desert rock. Salilento è un funky caraibico caotico, Chay La Lou è un folle ipnotico delirio psichedelico, fra suoni inquietanti del synth, chitarre acide e un basso poderoso. Yanvalou si snoda fra travolgenti percussioni e l'intreccio sonoro delle voci, mentre Bade Zile ha l'energia vitale del miglior afrobeat e Poze, una delle vette dell'album, si sposta, grazie anche all'eccellente chitarra di Mullholland, sulle sabbie subsahariane per uno straordinario rock del deserto. Canto soul e hip hop stravolgono il funky di Pa Bat Kòw, un groove martellante innerva il canto tradizionale di Wolongo, l'album si chiude con Mon Ami Tezin dal ritmo dilatato e con un canto malinconico e ammaliante che ricorda i canti popolari mediterranei. Un gran bel disco ricco di sorprese e mai scontato.
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