Jim Jarmusch LA MUSICA DI JIM JARMUSCH - Parte 1 (1980-1991)
I films di Jim Jarmusch rappresentano una delle migliori espressioni della cinematografia dagli anni '80 ad oggi. La sua intera opera non può prescindere dal profondo rapporto che il cineasta ha con la musica. Per citare lo stesso Jarmusch:
"Una volta che ho terminato un film, la cosa più importante per me, oltre al film stesso, è la colonna sonora. Raccoglie i doni che mi hanno ispirato e che, come nuvole passeggere, hanno modellato con la loro ombra l' atmosfera sonica del film".
Ritrovandosi alla fine degli anni '70 nella Grande Mela, aderisce alla scena no-wave come tastierista e cantante della band Del-Byzanteens, ancor prima del suo esordio cinematografico. "No-New York", curato da Brian Eno, è l'album simbolo di quella stagione musicale (e non solo), figlio bastardo di un numero impressionante di generi e stili che confluiscono in città con un'irruenza unica (dal punk dadaista ad una sorta di post-funk destrutturato e centrifugato, dal free-jazz, al noise e al minimalismo).
Questa moltitudine di attitudini, tra cui una forte avversione al mainstream, ha un forte impatto sulla formazione di Jarmusch, al pari delle influenze provenienti dal cinema europeo (soprattutto quello francese e tedesco).
In quel periodo Jarmusch fa amicizia con il sassofonista John Lurie, futuro leader dei Lounge Lizards, band che esordì nel 1981 con Arto Lindsay nell'organico e che proponeva una miscela di jazz e punk rock noise chiamato fake-jazz .
E' solo il primo fra i tanti sodalizi artistici che vedranno Jarmusch lavorare assieme a dei musicisti.
Permanent Vacation (1980)
Aloysius Parker si muove in una New York di macerie e solitudine; scene contrappuntate da un alienante sax che suona in lontananza e da percussioni tetre come campane alterate, quasi annunciassero l'immutabilità del presente e l'inevitabilità del suo dramma.
Gli incontri casuali sono rivelatori di questa realtà sempre uguale a sè stessa e senza vie di fuga. Come avviene nella hall di un cinema di terz'ordine, in cui viene raccontata la storia di un sassofonista dalla tecnica e dallo stile troppo innovativi per i tempi in cui viveva (anni '50) e che, costretto ad uniformarsi agli standards tradizionali del periodo, cade in depressione e si suicida gettandosi dal tetto di un palazzo.
Prima di buttarsi vede un raggio di sole attraverso il cielo grigio, e come ultimo atto cerca di risuonare la frase di Somewhere Over The Rainbow che segue il tema, ma non riesce a ricordarla.
Prima di morire, invece, come ultima cosa udirà il doppler ossessivo e bitonale delle sirene dell'ambulanza in strada. Subito dopo aver ascoltato la storia, Parker incrocia un sassofonista di strada (interpretato da John Lurie) che accennando proprio a Somewhere Over The Rainbow, vira immediatamente dopo verso un' improvvisazione che ne trasfigura il tema, come a rimarcare l'ineluttabilità del destino a cui il protagonista sembra assoggettato.
E quando alla fine Parker lascia New York a bordo di una nave, è ancora il tema di Somewhere Over The Rainbow a risuonare da una Manhattan che si allontana, sempre più stravolto dall'allucinato sax di Lurie, come un richiamo dall'inferno filtrato attraverso un gigantesco effetto doppler.
Stranger Than Paradise (1984)
Il film, soprattutto la sua prima parte, nasce da una collaborazione tra Jarmusch e Lurie il quale, oltre ad interpretarne il personaggio principale, ne cura la colonna sonora. Lurie fa a meno del sax e dei suoi Lounge Lizards e scrive la musica per quartetto d'archi (The Paradise Quartet); ne nascono degli affreschi cameristici che suonano in perfetto accordo con il mood delle scene e con il bianco e nero della pellicola.
Da sottolineare il bel tema malinconico racchiuso da Bella By Barlight (il riferimento allo standard jazz Stella By Starlight è evidente, tra l'altro fu inizialmente scritto per il film "La Casa sulla Scogliera"), il teso e drammatico The Lamposts Are Mine, ed il furtivo e ancor più teso Car Florida.
In coda all'album che comprende la colonna sonora troviamo una suite eseguita da una sorta di The Lounge Lizards di transizione, in cui milita ancora Arto Lindsay, dal titolo The Resurrection of Albert Ayler; sicuramente un tributo ad uno dei mostri sacri del free-jazz, ma anche un'occasione per sperimentare i limiti della composizione ai confini del free e del noise.
Ma quella di John Lurie non è l'unica musica presente nel film. La co-protagonista, infatti è un'appassionata di Screamin' Jay Hawkins e della sua folle I Put A Spell On You. Il brano (del 1956) fece la fortuna di Hawkins, il quale si esibiva come uno stregone del villaggio proveniente dall'Africa più profonda portando con sè demoni e allucinazioni.
L'estetica del voodoo-man, l'atteggiamento cannibalesco e la sua bizzarra irruenza rappresentavano un vero e proprio oltraggio oltrechè un attacco frontale alle convinzioni dell'America bianca, terrorizzata al pensiero di vedersi sgretolare il rassicurante muro dell'Apartheid.
Il messaggio sembra essere: "Sono come tu mi vuoi. Anzi, molto peggio!" La sua attitudine dissacratoria anticiperà di diversi anni quella del futuro movimento Punk.
Down By Law (1986)
Ambientato in una New Orleans in bianco e nero, Daunbailò inizia con Jockey Full Of Burbon, dallo storico "Rain Dogs" di Tom Waits, che ci accompagna in una panoramica tra gli slums della culla del jazz e le rive paludose del Mississipi.
Immagini e musica sembrano rispecchiarsi alla perfezione, mentre per quanto riguarda le composizioni scritte apposta per il film, vengono affidate nuovamente a John Lourie, che anche questa volta registra assieme ai Lounge Lizards ancora in via di definizione, con Arto Lindsay alla chitarra e Marc Ribot al banjo e alla tromba(!): una colonna sonora dalle brevi incursioni, tese, scure ma ben calibrate nel rispetto delle sequenze, delle ambientazioni e dei dialoghi, tra cui spicca Are You Warm Enough, che possiede una forza narrativa anche a prescindere dal contesto per cui è stata composta. Jarmusch rende omaggio alla Soul Queen of New Orleans Irma Thomas (sua fu una delle prime versioni di Time Is on My Side, che divenne una hit nella versione dei Rolling Stones), facendo ballare in modo buffo ma passionale Roberto Benigni e Nicoletta Braschi al ritmo di It's Raining.
A spartirsi il ruolo di protagonista con Roberto Benigni ci sono proprio Waits e Lurie. John Lurie veste i panni di un protettore fuori dagli schemi che viene incastrato dalla polizia, mentre Tom Waits interpreta un DJ in declino e la scena in cui, appena buttato fuori di casa dalla sua donna, si siede sul marcapiede soddisfatto di aver salvato il paio di stivali buoni non curante dei 45 giri che giacciono in terra, rimane tra gli screenshot migliori di Jarmusch. In chiusura ritroviamo nuovamente Waits con Tango 'Till They Sore, ancora dall'album Rain Dogs.
Mystery Train (1989)
Le rotaie su cui viaggia il Treno del Mistero proseguono nella direzione tracciata dal precedente Down By Law con destinazione Memphis, città del rock'n'roll, del rhythm & blues, della Stax, dei Sun Studios e di Elvis Presley.
Per comprendere l'importanza delle case discografiche Stax e Sun, basti dire che la prima, orientata sul versante della musica nera, lanciò artisti quali Rufus Thomas, Otis Redding, Booker T, Sam & Dave e Wilson Pickett, mentre alla seconda, specializzata in country, r'n'r e blues, si deve il successo di Johnny Cash, Carl Perkins, Roy Orbison, Jerry Lee Lewis, oltrechè di Elvis (ma vi registrarono anche B.B. King e Howlin' Wolf).
E' la Memphis lontana dai grattacieli, quella decadente dei sobborghi, che sopravvive testimoniando dei miti di un tempo a fare da location alle storie che si intrecciano nei tre episodi.
Lontano da Yokohama, una giovane coppia giapponese ascolta in treno la canzone che dà il titolo alla pellicola, quella Mystery Train scritta dal fondatore della Sun, Sam Phillips, e da Junior Parker ma resa celebre da Elvis.
I due fanno tappa in città ansiosi di visitare tanto lo studio della Sun quanto Graceland (la casa di The King), quando ancora alla stazione si imbattono in Rufus Thomas, storica ed imprescindibile fugura della musica di Memphis; in qualità di DJ, fu il primo a trasmettere Elvis da una stazione radiofonica, mentre come musicista influenzò figure del calibro di Otis Redding e Rolling Stones.
Tornando alla coppia di turisti, ormai stanchi di vagare per la città trovano un albergo in cui passare la notte. Una sorta di Heartbreak Hotel in cui il tempo è sospeso sulle note di Blue Moon, annunciata alla radio dalla voce del DJ Tom Waits (una citazione che ci riporta a Down By Law). E come se si trattasse di un girone dantesco, a fare gli onori di casa troviamo un Cerbero di tutto rispetto: Screamin' Jay Hawkins (di cui ho scritto prima) nei panni di un eccentrico portiere di notte. In un luogo simile può accadere anche che il fantasma di Elvis, probabilmente in cerca della sua Graceland, sbagli indirizzo e appaia dinnanzi a Nicoletta Braschi, salvo poi svanire con tanto di scuse.
A perdersi in questo spazio troviamo anche i tre fuggiaschi del terzo episodio. Uno di questi è un personaggio dal look rockabilly che ha perso in un solo giorno il lavoro e la ragazza, va in giro armato, frequenta i locali per neri (che lo canzonano chiamandolo Elvis) e al juke-box seleziona
The Memphis Train di Rufus Thomas (altro riferimento incrociato). Nessun altro avrebbe potuto interpretare questo ruolo se non Joe Strummer, icona del punk-rock ed elemento fondamentale della band culto The Clash.
Lo stesso Jarmusch afferma che di fronte ad un rifiuto di Strummer il film non si sarebbe mai girato. I due, tra l'altro, hanno recitato assieme in Straight To Hell di Alex Cox, una sorta di parodia del genere western il cui cast è zeppo di rockstars.
Arrivati a questo punto si potrebbe pensare che la sbornia musicale sia completa, se non fosse per il continuo contrappunto di omaggi e citazioni (al centro delle quali troviamo molti dei musicisti che hanno inciso per la Stax e per la Sun) e per le musiche originali scritte nuovamente da John Lurie. Il sassofonista questa volta utilizza un ensemble ridotto con Marc Ribot alla chitarra e al banjo.
La maestria di Lurie emerge nell' essenzialità nel sottolineare i movimenti di macchina e nella discrezione nell' evitare contrasti ritmici, dinamici e timbici con le canzoni che continuamente attraversano la pellicola. In definitiva Mystery Train si può considerare un cult-movie, sia per l'enorme omaggio ad una parte della storia della musica che dal blues, passando per il rock'n'roll e rhythm&blues approda al punk-rock, sia per l'ottimo lavoro di scrittura che rappresenta lo "step-beyond" della maturità di Jarmusch come sceneggiatore.
Night On Earth (1991)
Ad accompagnarci in questo giro del mondo in cinque città ci pensa la musica che Tom Waits ha scritto appositamente per il film.
Si parte con il brano di apertura Back In The Good Old World, in tipico stile "waitsiano", il cui leit-motiv viene poi ripreso nei temi e nei moods che introducono gli episodi e ne enfatizzano l'atmosfera; dalle saturazioni di Los Angeles Mood al blues sghembo che scivola verso il free ed il noise di Los Angeles Theme, dallo swingato New York Theme all'indolente New York Mood, dalla fisarmonica di Paris Mood al clima solitario che si respira in Helsinki Mood.
E' un peccato che nell'album non trovi posto il malinconico Roma Mood (presente invece nel film); in compenso Waits dedica ben tre brani alle nefandezze del tassista Benigni: i grotteschi circensi Carnival e Carnival Bob's Confession e l'allucinato Dragging A Dead Priest.
Nel complesso la musica e lo stile "notturno" di Tom Waits rafforzano la coesione tra gli episodi e conferiscono una decisa caratterizzazione al clima di tutto il film. Anche in Tassisti Di Notte non mancano le citazioni di tutto rispetto.
La tassista Winona Ryder guida per le strade di Los Angeles perfettamente a suo agio con un brano garage rock dal fuzz corrosivo quale Cycle-Delic, di Davie Allan & The Arrows.
Alla chitarra acida di Davie Allan si devono molte colonne sonore di b-movies della seconda metà degli anni '60 che vedono i Bikers come protagonisti.
Dall'autoradio del taxi irrompe anche Summertime Blues nella versione disturbata dei Blue Cheer, gruppo che ha esordito sul finire degli anni 60 e ritenuto tra i padri dello stoner rock.
Sempre la Ryder chiede al suo capo se ha mai sentito nominare un gruppo chiamato Tool. Dato che siamo nel 1991 e la band di Los Angeles deve ancora pubblicare il loro Ep d'esordio "Opiate", la domanda della tassista sembra essere più un suggerimento per lo spettatore: "tenete le orecchie ben aperte!".
Nell'episodio parigino, una non vedente pressata dalle domande dell' autista Isaach De Bankolé afferma spazientita di sapere bene che forma ha una chitarra e che, riguardo alla musica, è in grado di sentire cose che gli altri non sentiranno mai.
L'ultimo episodio è girato ad Helsinki, città del regista Aki Kaurismäki, autore di Leningrad Cowboys Go America, nel quale Jarmusch interpreta un rivenditore di auto usate. Leningrad Cowboys è la storia di una band strampalata e demenziale che, in arrivo dal nord europa, approda in America in cerca di ingaggi (qualche scena sembra anche omaggiare i Blues Brothers).
I due filmakers nutrono una sincera stima reciproca, ed è quindi del tutto naturale che, anche indirettamente, si rafforzi il loro sodalizio artistico.
Il tassista di notte della capitale finlandese, infatti, è Matti Pellonpää, già manager dei Leningrad Cowboys. Come ultima nota, nei titoli di coda Jarmusch non manca di ringraziare, oltre ai Leningrad Cowboys, anche Flea, Sun Ra e John Lurie.
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