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12 Aprile 2013 , ,

Gene Clark Una luce bianca nella notte (1944-1991)

- Columbia - Omnivore Recordings

Gene_ClarkL'occasione per tracciare il profilo di Gene Clark, uno dei più sensibili ed intensi menestrelli folk/country-rock americani della seconda metà del '900, ci viene fornita dalla pubblicazione degli splendidi lost demos acustici del suo album solo "White Light", uscito originariamente nel 1971, ad opera della Omnivore Records. A parlarci dell'importante ristampa e a illustrarci le tappe fondamentali della sua non lunga carriera - morì a soli 47 anni - ma costellata da capolavori compositivi senza tempo, è Ricardo Martillos, che ha stilato in calce all'articolo anche un'esauriente discografia del songwriter. Buona lettura. (P.W.B.)

 

 

 

THE BYRDS

 

The Byrds sono stati uno dei migliori e più innovativi gruppi dei favolosi anni sessanta, il suo leggendario nucleo originale ruotava sulle tre grandi figure di Jim (Roger) Mc Guinn, David Crosby e Gene Clark. La forte personalità  di Mc Guinn sarà quella che alla lunga avrà ragione delle altre due e sia Crosby che Clark saranno costretti ad abbandonare la favolosa formazione. Ma non è affatto casuale che i due fuoriusciti siano quelli che in seguito ci hanno regalato le cose migliori, Gene Clark da solo mentre Crosby, oltre al capolavoro "If i could only remember my name" (1971) ci ha lasciato in trio o quartetto con Stills, Nash & Young dischi memorabili. Ma qui è di Clark che ci interessa parlare. Con i Byrds ha partecipato ai primi tre dischi, "Mr Tambourine Man" (1965), "Turn! Turn! Turn!" (1965), "Fifth Dimension" (1966), tutti bellissimi. E' sua la firma in songs epiche ed atmosferiche come I'll feel a whole lot bettergene_clarkHere without you, I knew i'd want you, Set you free this time ma soprattutto la struttura portante dell'incredibile Eight Miles High, uno dei più grandi singoli di tutti i tempi e non solo dell'era psichedelica.

 

 

Di questo pezzo Clark scrisse l'indimenticabile melodia e gran parte delle liriche, integrate dal notevole lavoro della Rickenbacker 12 corde di Mc Guinn che, parole sue, "venne usata come fosse il sassofono di John Coltrane". Egregie e significative parole di stima per Gene Clark arrivarono in seguito da Chris Hillman, bassista e voce aggiunta dei Byrds "la gente non dava abbastanza credito a Gene. Egli veniva in studio con queste liriche fantastiche che surclassavano qualsiasi cosa avesse composto Roger Mc Guinn, era sempre qualcosa che andava oltre le possibilità degli altri, era troppo avanti in poche parole. Era il vero poeta del gruppo, e questo era proprio un dono di natura, uno insomma capace di scrivere 3-4 grandi canzoni alla settimana(!)". Anche sul palco era quello che catturava l'attenzione del pubblico, gli occhi erano tutti su di lui, le giovani ammiratrici erano come incantate ed estasiate dal suo aspetto bello e gentile. Purtroppo la decisione del gruppo di affidare la voce solista a Mc Guinn nelle numerose covers dylaniane, l'invidia strisciante per le sue composizioni ma anche la sua cronica paura di volare - sottraendosi così ai tour della band - fecero sì che Gene Clark dovette abbandonare i Byrds verso la fine del 1966.

 

 

PAURA DI VOLARE *** CON DOUG DILLARD

 

gene clarkDopo "Fifth dimension" infatti, disco in cui aveva partecipato come dicono le note del disco da "additional musician", Clark decise di riservare le sue migliori energie ad una gloriosa carriera solista. Gloriosa dal punto di vista della qualità sonora più che per le soddisfazioni economiche. Il finire degli anni sessanta vede tre dischi di Clark, uno con i Gosdin Brothers, davvero splendido, purtroppo molto breve ed ignorato dalla Columbia che lo fece uscire, penalizzandolo, contemporaneamente a "Younger than yesterday" ed i due lavori con Doug Dillard. "Gene Clark & the Gosdin Brothers" (1966) è come detto il primo disco dopo l'abbandono dei Byrds ed ovviamente forte è il rammarico di non poter ascoltare certe belle composizioni qui presenti, che avrebbero fatto un figurone, nel quarto disco dei Byrds ("Younger than yesterday" ndr). Misteri del mondo della musica. Certo Vern e Rex Gosdin non sono Crosby e Mc Guinn ma le composizioni qui presenti sono, al solito, superbe.

 

Tried so hard, If yours is mine, The same one, I found you, sono soltanto una minima parte delle canzoni che i Byrds hanno in pratica scartato dai loro pur grandi albums. Un vero delitto che forse non gli perdoneremo mai. Ma il top in questo album è Echoes, ballad fantastica, con Leon Russel al piano,  e non a caso la Columbia/Legacy  così ha intitolato la ristampa del 1991 con molte succulente bonus tracks che danno anche al disco unagenedoug durata finalmente soddisfacente. I dischi con Doug Dillard, "The fantastic expedition of Dillard & Clark" (1967) e "Through the morning through the night" (1969) sono lavori di classe ed onesti ma non fondamentali: hanno il merito però, con "Sweetheart of the rodeo" (1968), di dare linfa al filone country rock che vedrà nascere di lì a poco formazioni come The Flying Burrito Brothers, che tra l'altro presentavano la stessa  base ritmica dei Byrds (Chris Hillman e Michael Clarke).

 

 

I DISCHI SOLISTI

 

Ma le cose migliori per l'uomo del Missouri verranno con lo svoltare del decennio. E' proprio qui che si allarga il gap qualitativo con Mc Guinn ma anche con lo stesso Crosby, un po' smarrito dopo il clamoroso disco d'esordio. I capolavori hanno nome "Gene Clark (White light)" del 1971, "Roadmaster "(1973) e "No other "(1974) un terzetto di dischi, consecutivi,  che solo un grande come Bob Dylan e pochi altri (Neil Young) hanno superato in carriera. Basterebbero queste tre perle per catapultarlo nella leggenda. "Gene Clark (White light)" è universalmente riconosciuto come il disco migliore dell'ex Byrds, ricco di songs magnifiche come la title track, With tomorrow, Because of generoadmasteryou, Spanish guitar oltre alla cover della dylaniana Tears of rage. "Roadmaster" ha davvero poco da invidiare al disco precedente visto che contiene altre memorabili melodie che Clark sembra aver tenuto nel cassetto visto che nei Byrds non le poteva utilizzare. Canzoni struggenti come She's the kind of girl, One in a hundred, In a misty morning e Shooting star sono la migliore dimostrazione su chi era il songwriter principe all''interno dei Byrds.

 

 

Da segnalare a puro titolo cronistico che "Roadmaster" nel corso degli anni è uscito con tre differenti copertine, tutte splendide"No other" invece,  che a ragione viene considerato l'ultimo grande disco dell'ex Byrds ha molte frecce al suo arco, pur essendo un gradino sotto ai due inarrivabili precedenti lavori. Un disco ricco di arrangiamenti orchestrali che però non appesantiscono affatto l'intero lavoro. Da ricordare qui le 4 tracce più lunghe, Silver raven, Some misunderstanding, Lady of the north, scritta con Doug Dillard e la favolosa Strenght of strings con la voce di Gene che vola altissima rincorrendo quella delgene-no-other David Crosby dell'esordio. Per parlare del miglior Gene Clark ci potremo fermare qui, il resto sono solo dischi degnissimi, "Two sides of every story" (1977) ad esempio, ma ormai il meglio Clark lo aveva già espresso. Non è male "Firebyrd" (1984) così come i pezzi a sua firma nei due dischi della reunion con Mc Guinn ed Hillman, ma lo splendido cantastorie dei primi settanta sembra abbia già sparato le sue migliori cartucce. Il finale di carriera lo vede affiancato a Carla Olson per tre dischi, due dal vivo, ancora di classe e che servono alla fascinosa bionda dei Textones per guadagnare fama e consensi al fianco di cotanta personalità. Gli acuti finali hanno nome Fair and tender ladies, Del gato e Gypsy rider, con lacrime di commozione pura.

 

 

Gene Clark: “Here Tonight – The White Light Demos 2013” (Omnivore Records,  26 marzo 2013)

 

genedemosclarkAdesso la lodevole Omnivore Recordings, che già ci aveva regalato il bellissimo disco postumo di Townes Van Zandt, “Sunshine Boy: The Unheard Studio Sessions & Demos 1971-1972, ripesca dagli archivi queste superbe sessions acustiche rinominate per l'occasione “Here Tonight: The White Light Demos”. Si tratta di una delle migliori operazioni di recupero ascoltate nel recente passato ed è un vero delitto che abbiamo dovuto aspettare ben 43 anni per ascoltarli, visto che le registrazioni risalgono al 1970 mentre il disco ufficiale vedrà la luce nell'agosto 1971. E' un Clark fantastico quello che ascoltiamo nelle 12 tracce presenti, da solo con chitarra, armonica e la meravigliosa voce. Delle nove tracce del disco originale qui ne ritroviamo sei, White light, For a spanish guitar, Where my love lies asleep, The Virgin, Because of you e With tomorrow, le migliori dell'album senza ombra di smentita.

 

Le riproposizioni qui presenti sono di una purezza unica, ci mostrano il lato più intimista di Clark, qui in una versione molto più vicina ad altri due mostri sacri come Bob Dylan e Neil Young nel loro periodo acustico. Quello che ascoltiamo qui è solo un "another side of Gene Clark"  e niente  viene perso della magia degli originali del 1971. Molto bella Here tonight, in una versione anche migliore di quella apparsa nel disco originale di "Roadmaster". Due canzoni invece, Opening day e Winter in erano presenti come ottime bonus tracks nella versione su cd di "White Light" del 2002. Ma quello che sorprende è la qualità delle tre tracce inedite in senso assoluto e che all'epoca venneroWhite-Light colpevolmente omesse nonostante il disco in vinile durasse appena 35 minuti. Sia Please Mr Freud che Jimmy Christ e Opening day sono tre gioiellini troppo a lungo lasciati in un cassetto a respirare polvere. Le melodie delle prime due lasciano intravedere il talento immenso di un artista mai troppo considerato per le sue stellari qualità. Ed i cinque malinconici minuti di Opening day lo allineano con i migliori songwriters a stelle e strisce dell'epoca, al pari dell'altro grande amatissimo eroe Gram Parsons.

 

Con quest'ultimo Gene Clark ha in comune lo stesso identico destino, una morte prematura che ha tolto dalla circolazione due geni assoluti del rock americano di ogni epoca. E mentre fu un' overdose di droga che fermò il Grievous Angel a soli 26 anni per Clark la storia fu leggermente diversa. L'ex Byrds, che nel 1966 scrisse un pezzo come Eight miles high, che sì parlava di droghe e strani viaggi ma magari involontariamente  anche per esorcizzare la sua cronica paura di volare, pensò di alleviarla a lungo con ricorso ad ingenti quantità di alcool. Un abuso che lo portò nel 1987 al ricovero d'urgenza con asportazione parziale di stomaco ed intestino. A gene clarkpoco servirono le raccolte fondi di altri artisti venuti incontro al grande eroe ed alla sua triste battaglia prima contro gli alcolici ed in seguito anche contro le droghe. Inevitabile arrivò un attacco di cuore che nel 1991 mise fine alla sua tormentata esistenza. “Here tonight: The white light demos” è quindi una testimonianza imprescindibile per comprendere quello che venne definito un perfetto american dreamer o il gypsy angel come da titolo di due raccolte pubblicate dopo la sua scomparsa. Puro genio. Vola alto Gene, otto miglia più in alto.

 

Ricardo Martillos

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