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4 Settembre 2017 , ,

Walter Becker La metà virtuosa degli Steely Dan

2017

A-93280-1083157441.jpg                          1950 - 2017

 

Ci sono nomi inscindibili. Scrivi Donald Fagen e vuoi leggere anche Walter Becker. Pensi a Walter Becker e non puoi non pensare al suo partner Donald Fagen. Insieme e brillanti. Come per le favole che scrivevano Hansel & Gretel, come nel genio duplice di Lennon & McCartney, come le risate che ci hanno fatto fare Jerry Lewis e Dean Martin, o Lemmon e Matthau. La somma, più che due forze separate. Inscindibili. Donald Fagen e Walter Becker. Materia grigia di un certo peso. Tastiere il primo, chitarra il secondo, della più irregolare e non perimetrabile band americana nata nei Settanta. Insieme, gli Steely Dan, dal buffo nome partorito dalla fantasia di William S. Burroughs, che nel 1959, scrivendo il romanzo “Naked Lunch”, si riferì così a un vibratore funzionante a vapore. Semplici non lo sono mai stati, quei due. Da quando si accoppiarono, nel 1967, cinquant'anni fa esatti. Semplice non è il loro prodotto.

 

Ora che Walter Becker, 67 anni, la metà della mela, è andato verso il paradiso della musica dopo averci regalato musica paradisiaca davvero, c'è solo da fermarsi, riflettere, soppesare, riascoltare. "Aja" (copertina nella foto sotto a sinistra), per esempio, il cui quarantesimo anniversario non verrà beckerpartecipato in vita da Becker perchè cade il 23 settembre prossimo. Aja, il quinto album della formazione, spiega da solo (e se volete allargare lo sguardo mettetegli accanto "The Royal Scam" che lo precedette e "Gaucho" che venne subito dopo, tutta meraviglia raccolta tra il 1976 e il 1981) cosa ha rappresentato questo gruppo di altezzosi newyorkesi che sapevano fare tutto. E tutto fecero in dischi essenziali se si vuole capire cosa è successo dalle parti alte della musica pop americana del secolo scorso. Una portaerei pronta ad accogliere e a farsi terrazza da cui spiccare il volo, questo sono stati gli Steely Dan. Basti pensare ai giorni giovani della band, in cui da quelle zone transitarono Jeff Baxter e Michael McDonald, diretti poi nei Doobie Brothers, e Jeff Porcaro, futuro fondatore dei Toto.

 

Non si sono negati nulla nel lungo percorso discografico Fagen e Becker. Quest'ultimo (ma anche il compare non ha mai scherzato) infilava tutte le sue possibili nevrosi e la difficile infanzia in testi imprevedibili e spesso indecifrabili. La musica steely-dan_ajapoi sommava jazz, rock, rhythm'n'blues, funky, blues e pop. Miscela fatta di ritmiche impossibili per gli umani, di un'attenzione maniacale per i dettagli, di una classe sopraffina. Tutto ciò che in quel campo (un pop elegante e morbido ma anche ispido, che però lasciava trasudare una grande se pur complessa umanità dagli spaccati di vita che raccontava) ha insegnato a mille musicisti. Steely Dan dunque come esempio di stile, quei due. Maestri della composizione e dell'arrangiamento, musicisti impressionanti in grado attirare a sé il meglio disponibile in giro. Abbiamo batteristi? Ecco in fila Jim Gordon, Hal Blaine, Bernard “Pretty” Purdie, Steve Gadd, Rick Marotta, Jim Keltner. Le chitarre? Accorrevano Steve Khan, Rick Derringer e Larry Carlton.

 

Fiati, non parliamone nemmeno: i fratelly Brecker, Tom Scott. Un tocco di pianoforte? Pronti Joe Sample e Don Grolnick, tra i tanti. Gli Steely Dan (nella foto a destra, nel 1977) erano la nazionale della bella musica, la squadra di cui tutti volevano vestire la maglia per giocare la Champion's steely-dan-1977League del pentagramma. Fagen, quella testa pazza, ha promesso oggi di tenere in vita come potrà lo spirito della musica realizzata con l'amico di sempre. Per Becker, dopo anni difficili culminati in una malattia che potrebbe avere a che fare con la morte (non sono fino a questo momento state rivelate le esatte cause del decesso a Maui, nelle isole Hawai), si aprono le porte di una nuova casa. In questo momento sarà sulla “super highway" di cui cantava il testo di Home at last a progettare altro e a coccolarsi il passato senza più i dolori del presente appiccicati addosso. Non importa quanto siano lontani adesso. Ci resta un suono avventuroso ed elegante che parlerà sempre per due. 

 

Ermanno Labianca

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