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20 Marzo 2016 , , ,

Dade City Days VHS

5 Febbraio 2016 - Swiss Dark Nights

Se lo shoegaze è stato un fenomeno per sua natura permeabile e in grado di sopravvivere grazie alle contaminazioni che lo rendono un genere ancora attuale e fecondo di ispirazione per le nuove generazioni, cosa ne resta di quella attitudine trasformatasi in movimento e durata per poco più di un lustro? Una delle risposte si trova in “VHS”, primo album dei Dade City Days, in questo senso figli di quella stessa generazione che suonava guardandosi le scarpe, persa in un'atmosfera emotiva prima ancora che sonora. Nel 2013 Andy Harsh, Gea Birkin e Michele Testi danno vita al progetto denominato Dade City Days condividendo nello stesso anno il palco con The Raveonettes, Modern English e The Soft Moon, mentre nel 2015 scrivono le musiche per i contenuti speciali del film “La Linea Gialla – Bologna 2 agosto”, prodotto da La Repubblica e Movie Movie. Pubblicato dalla label svizzera Swiss Dark Nights, l'album è un viaggio onirico fatto di suoni e riverberi che utilizza il lessico di uno shoegaze frammisto a languori new wave e post punk per evocare l'idea di un viaggio interiore fermato sul nastro analogico dei ricordi. L'iniziale Jukai dà il senso di un'oscurità metropolitana squarciata da lame sintetiche, Siderofobia ha una forza pulsante scandita in levare su un'aura di chitarre e tastiere, mentre Luna Park è inizialmente puro spleen Joy Division con la voce trasognata di Gea Birkin che esplode in un'apertura sinuosa. Fernweh costituisce uno dei brani più interessanti della tracklist in cui l'iniziale struttura quadrata si deframmenta per liberare un'energia sonica impalpabile che ti conquista e poi ci si perde nelle nebbie elettriche di Polaroid e nel muro di suono eretto da Slow Motion. Dopo i ritmi trance di Dade City Days e la malinconia fragorosa di Lurex, l'album si chiude con Benzedrina e la sua spirale mantrica che rasenta territori rave. Con “VHS” i Dade City Days danno prova di avere assimilato con grande personalità la lezione del rock degli anni ottanta e dei primi novanta, recuperando una sensibilità ed un suono in cui riecheggia il fluire di una malinconia che trova nella musica il suo unico linguaggio. Ottimo esordio.

Giuseppe Rapisarda

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