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8 Febbraio 2014 ,

Ecole Du Ciel HEARTBEAT WAR DRUM

2014 - Already Dead Tapes & Records

Ecole Du Ciel HEARTBEAT WAR DRUMPrima di parlare di questo Heartbeat War Drum”, è doverosa una piccola premessa su come stanno esattamente le cose. La musica in Italia sta seguendo un percorso strano, da una parte c'è il mainstream più basso che questa penisola abbia mai toccato, dall'altro l'Indie che vuole stupire a tutti i costi. I baresi Ecole Du Ciel sono sicuramente un gruppo che vuole stupire, usando l'arma della sperimentazione e dell'emozionalità musicale nel senso più teatrale del termine. Già dall'intro possiamo sentire questa scelta mirata, arrivando poi in maniera più energica, alla seconda traccia For My Farthest Shores, dove fa capolino una distorsione psichedelica alla Motorpsycho che solleva un polverone di accordi che vengono direttamente dagli anni '90 e una voce straziata che urla in mezzo al caos musicale. Poi accade qualcosa di strano e ti accorgi, con Wheelboat, che il nervosismo strumentale si è trasformato in una colonna sonora da spiaggia tropicale, con la chitarra sempre in primo piano a dare pennellate sognanti ricche di riverbero. 

 

Una piccola pausa strumentale suggestiva che rappresenta il sole che se ne va lentamente, per dare spazio alle nubi grigie e tempestose della title track, che però non riesce a dare un senso efficace all'ascolto e risulta quasi inutile rispetto a tutto quello già sentito, sicuramente una parte noiosa che poteva essere evitata o magari meglio modellata con una veste più ricercata. Con la conclusiva Dead Leaves (Milk Teeth) si ritorna finalmente a qualcosa che dà respiro al discreto lavoro di questa band, si passa ancora attraverso arcobaleni strumentali e miscele sonore sognanti suggestive, ma il cantato in stile indiano navajo disturba un po' il tutto, un vero peccato, perchè le intuizioni ci sono, ma forzare troppo la mano a volte crea solo confusione. Per il resto un buon esempio di parti chitarristiche degne di nota che dovrebbero essere sfruttate al meglio la prossima volta, tentando la via melodica in alcune parti, senza per forza cercare la via più difficile del noise stereotipato già sentito mille volte che può risultare poco efficace. Aspettiamo la prossima mossa, per adesso si tratta solo di una piena sufficienza, ma ci aspettiamo sicuramente cose superiori in futuro.

Luca Fiorucci

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