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5 Maggio 2018

Electric Anthillman CONCRETE PELVIS

16 marzo 2018 - Oltrarno Recordings

Un quartetto assai bizzarro, quello degli Electric Anthillman. Benché la produzione sia affidata a una piccola label nostrana, la fiorentina Oltrarno Recordings, dedita a uscite gravitanti a vario modo nell’ambito dell’elettronica meno lineare, la line-up pare, giudicando dalle generalità dichiarate, un poco credibile incontro di personaggi di varia estrazione: la cantante giapponese, il bassista finnico. La bizzarra musica proposta nel CD di debutto di questo Uomo-Formicaio Elettrico è fatta per ballare, per muovere il bacino (il “Pelvis” del titolo). Non quella più facile e alla moda, in linea con le sonorità del momento. Qui i riferimenti vanno a ritroso, sino a quella scena-non scena, a quella musica per le disco-non disco della New York d’avanguardia di fine anni ‘70, che tanto piaceva a Brian Eno in cui post-punk, funk e free jazz si fondevano (scontravano?) in una musica per brevità etichettata No Wave.

 

I brevissimi brani, poco più che jingle, frammenti, degli Electric Anthillman potrebbero quindi essere la musica da ballo non sempre perfetta invero di un universo parallelo, in cui Don’t Stop Till You Get Enough è un classico delle dance-floor, non l’originale di Michael Jackson, ma nella versione di James Chance & The Contortions. In quel mondo in cui il gruppo pop per eccellenza sono i B 52’s e non gli Abba dove invece di Lady Gaga è Dizzy Mercier Descloux a poter dire «ce l’ho fatta!». Tutto molto affascinante, soprattutto per chi ha i capelli bianchi. Trasfondere in tutto o in parte quell’immaginario in una proposta musicale solida, attuale funzionante è però tutt’altro che facile. In “Concrete Pelvis” all’inizio l’impatto è positivo (l’opener Boogey Man), soprattutto per chi può dirsi in sintonia con quel mondo parallelo di cui sopra. Alla lunga però il gioco mostra un po' la corda, laddove le trovate devo-lute tra elettronica cheap e funk angolare vanno non sempre a segno. Colpa forse di un songwriting ancora da affinare? Alla fine ci vogliono sempre le canzoni, il caos organizzato rischia sempre di deragliare.

Filippo Tagliaferri

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