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2 Dicembre 2013 , ,

Pauline Butcher FREAK OUT! La mia vita con Frank Zappa

2013 - Arcana, p. 374, euro 23,50

zappalibroNella storiografia rock (e non solo) c’è un ambito particolarmente affollato di titoli. E’ quello delle biografie scritte da  personaggi di secondo piano, che hanno avuto a che fare con la star di turno nei modi più diversi. Dalle fidanzate alle groupie,  dai roadie agli chauffeur, dalle bambinaie ai giardinieri, da quelli che preparavano il tè in studio di registrazione a quelli che procacciavano le droghe in tour. Quando su un libro appare il sottotitolo “la mia vita con…” c’è da essere diffidenti: in genere si tratta di ricordi dal buco della serratura, spesso inattendibili, scandalistici e viziati da spirito vendicativo fuori tempo massimo. L’archetipo che ha fatto scuola, in questo senso, è il famigerato “Su e giù con i Rolling Stones” di Tony Sanchez, il pusher personale di Keith Richards (travestito da “fotografo ufficiale” della band). “Freak Out!”, il volume con cui l’oggi sessantottenne Pauline Butcher racconta i suoi anni a fianco di Frank Zappa in qualità di segretaria tuttofare, rappresenta una pregevolissima eccezione. Come si può intuire anche dalla bellissima foto di copertina, lei era davvero “una della band”. Ed essendo la band in questione le Mothers of Invention, di cose da raccontare ne ha parecchie. Nell’agosto del 1967, Pauline è una ragazza londinese con molti sogni in testa e una vita deprimente. Aspirante modella costretta a sbarcare il lunario facendo la dattilografa, a ventidue anni si ritiene già troppo vecchia per realizzare le sue ambizioni.

 

Finché un giorno, a strapparla dal suo rassegnato tran tran – facile immaginarsela come la protagonista di qualche pellicola da Swingin’ London, ragazza triste stile Rita Tushingham - arriva nientemeno che il rock’n’roll, nelle sembianze baffute di Frank Zappa. Le Mothers sono in tour europeo, e il capobanda approfitta della tappa londinese per far trascrivere i testi delle canzoni dei suoi primi due album. Per i casi del destino il compito tocca a Pauline, che non ha la minima idea di chi sia Zappa. Al primo incontro in albergopauline butcher scocca il colpo di fulmine tra i due, che scoprono un’affinità reciproca destinata a rimanere tuttavia su un piano puramente platonico. Non che Zappa non ci provi, a più riprese, ma la ragazza inglese di sani principi (il musicista è sposato, e ha appena avuto una figlia) suo malgrado tiene a bada l’attrazione che prova per il buffo, sboccato, iconoclasta e intelligentissimo artista. Si limiterà invece a sublimare la sua fascinazione per il personaggio facendogli da collaboratrice, amica e confidente. Dal 1968 al 1972 la Butcher vivrà in California, chez Zappa, in qualità di “segretaria personale”. Vista l’epoca e l’ambiente nel quale sarà immersa, sono quattro anni che valgono una vita intera, e che forniscono il materiale di questo splendido, vivido e vitalissimo memoir.

 

Con uno stile sobrio  ed efficace - nel quale l’ironia si mescola a eccellenti capacità descrittive, l’innocenza alla “Alice nel paese delle meraviglie” all’inevitabile disincanto di mezzo secolo dopo – Pauline ci trasporta per magia nel bel mezzo di quel folle circo di freak che costituiva la “famiglia” delle Mothers a fine anni Sessanta. Sembra di essere proprio lì, nella casa di legno in pieno Laurel Canyon, a litigare furiosamente con Gail (la moglie di Zappa) o a fumare una canna con Suzy Creamcheese e le altre GTO, a sentire provare i pezzi per Ruben & The Jets o a fare bisboccia con Captain Beefheart, Mick Jagger e Marianne Faithfull, mentre in qualche altra stanza Cynthia Plastercaster sta autobiografialavorando alla sua ultima ”scultura” fallica. Al centro di questo tourbillon c’è ovviamente lui, Zappa. L’autrice non dissimula né rinnega l’ammirazione profonda per l’artista, ma allo stesso tempo non trascura le contraddizioni dell’uomo. Che sapeva essere galante e maschilista, tollerante e dispotico (particolarmente crudele il modo in cui vengono licenziati i membri delle Mothers), acuto e grossolano, caloroso e condiscendente. Un personaggio dalla statura comunque gigantesca. Qualunque opinione si abbia dell’eredità artistica zappiana, la figura del musicista di Baltimora resta una delle più affascinanti nella storia del rock (ambito con il quale, peraltro, non voleva avere nulla a che fare). Questo libro , forse ancora più della celebre autobiografia scritta in collaborazione con Peter Occhiogrosso, gli rende giustizia nel modo più brillante, divertente e onesto possibile.

 

Carlo Bordone

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