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23 Marzo 2019 ,

Royal Trux WHITE STUFF

2019 - Fat Possum Records
[Uscita: 01/03/2019]

Stati Uniti   #consigliatodadistorsioni   

 

royal-trux-white-stuffLa sigla Royal Trux è sinonimo di autenticità e onestà intellettuale nel campo minato del rock’n’roll. Sin dagli esordi, a cavallo tra anni ‘80 e ‘90, la creatura di Neil Michael Hagerty e Jennifer Herrema si era caratterizzata per un suono di eccellente fattura sulla perigliosa linea di confine tra sperimentalismo underground e garage-rock inondato dal bitume. Album quali “Twin Infinitives” e “Cats And Dogs” ne sono  irrefutabile testimonianza. D’altronde Neil s’era formato alla scuola di Jon Spencer, nel progetto Pussy Galore, esempio declinato ai massimi livelli per ciò che concerne l’underground americano. Quasi dopo un ventennio dall’ultima fatica ascrivibile ai ‘Bonnie e Clyde’ del rock a stelle e strisce, quel “Pound For Pound” sortito dal grembo infetto del neonato secolo, per i tipi della Fat Possum esce “White Stuff”. Il livello è assai dignitoso, invero. Undici frammenti di sano rock’n’roll tuffato in soluzioni di acido borico, con Neil e Jennifer ancora in tiro. 

 

Partendo dall’iniziale White Stuff, dove la linea sonora si dispiega lungo un nastro di ruvida e caustica rilevanza, e proseguendo per le tortuose evoluzioni chitarristiche, contrappuntate da una voce scatarrante e come imbevuta di benzolo, di Year Of The Dog, il disco si dipana lungo i sentieri del più autentico garage, con qualche escursione, qua e là, nei territori della commistione con un inedito quanto inopportuno groove hip-hop (Get Royal trux fotoUsed To This, Sic Em Slow) che certo non si amalgama alla perfezione con l’impianto sonico complessivo. Basta, tuttavia, il ritorno alle consuete tracce rock per risollevare le sorti di un album comunque di rimarchevole fattura. Brani quali Purple Audacity # 1 e #2, con chitarra in acida distorsione e voce come disciolta in venefiche pozioni, o Whopper Dave, dal ritmo incalzante e dissonante, o la conclusiva e devastante Under Ice, con la voce come ustionata dalle nere fiamme del rock e la chitarra agonizzante tra roveti di suono abrasivo, riportano il livello fonologico su registri di una qual certa altezza espressiva. Un disco certamente apprezzabile.  

 

Voto: 6,5/10
Rocco Sapuppo

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