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18 Agosto 2013 ,

Tired Pony THE GHOST OF THE MOUNTAIN

2013 - Polydor
[Uscita: 18/08/2013]

Tired Pony THE GHOST OF THE MOUNTAIN# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI

 

Tired Pony è certamente un supergruppo, esiste dal 2008 e fino ad ora ha prodotto un primo album “The Place We Ran From” uscito nel 2010, diversi live negli States e in Gran Bretagna e adesso dopo un lavoro di qualche mese esce il loro secondo lavoro. Il supergruppo è nato per volontà di Gary Lightbody, nordirlandese stabilitosi in Scozia e cantante degli Snow Patrol, band che dopo un inizio dream pop alla Belle & Sebastian si è adesso orientata verso un pop fin troppo mainstream. Ma in questa sua creatura Lightbody vuole dar fondo al suo amore per la musica americana, country e folk. A tal scopo ha riunito intorno a sé, nel suo studio californiano nel Topanga Canyon dove è stato registrato l'album, il chitarrista Peter Buck dei REM, il batterista Richard Colburn dei Belle & Sebastian, il produttore Jacknife Lee; e poi il musicista folk Iain Archer, collaboratore degli Snow Patrol, il bassista Scott McCaughey, fondatore dei Minus 5 e il multistrumentista Troy Stewart. Ospiti alla voce in questo album Branagh Gallagher e  Minnie Driver che alla carriera di attrice affianca quella tutt'altro che disprezzabile di cantante.

 

La chimica che fa funzionare i supergruppi è simile all'arte di montare la maionese senza farla impazzire o a quella di preparare un cocktail in cui tutti gli ingredienti trovano un magico equilibrio. Sono riusciti i Tired Pony a trovare il giusto amalgama? La risposta è nel complesso affermativa, la formula funziona, i diversi elementi giocano in equilibrio, la scrittura delle canzone ha una sua solidità, così come gli arrangiamenti si pongono al servizio delle atmosfere malinconiche e meditative delle canzoni, canzoni che profumano di grandi spazi, strade che viaggiano dentro l'anima, secondo una lunga tradizione americana. Questo The Ghost Of The Mountain, che possiamo accostare a lavori di altri songwriter d'oltreoceano come Conor Oberst, non è disco che ci cambierà la vita, ma che ci regala un ascolto piacevole e rilassato lungo i 47 minuti e le 12 tracce che lo compongono; e poi contiene almeno una song melodicamente 'perfetta' e malinconica come All Things All At Once, di cui è difficile non innamorarsiTornando alla metafora del cocktail "The Ghost Of The Mountain" è un poco impegnativo, ma sempre fresco e piacevole spritz, ma che non ha i profumi e i variegati aromi di un complesso e controverso Martini.

Voto: 6,5/10
Ignazio Gulotta

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