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9 Febbraio 2012 ,

Kouyaté & Neerman SKYSCRAPERS & DEITIES

2011 - No Format
[Uscita: 26/09/2011]

#  Vivamente Consigliato da DISTORSIONI

Iniziamo con una piccola premessa sugli autori: Lansiné Kouyaté proviene dal Mali, terra ricca di musicisti virtuosi che negli ultimi anni si sono imposti all'attenzione del pubblico di tutto il mondo. Maestro di balafon, Kouyaté già in tenera età entra a far parte della prestigiosa Orchestre National du Mali per poi successivamente ritrovarsi a suonare con grandi del calibro di Salif Keita e Omar Sosa. David Neerman è maturato negli ambienti dell'underground francese molto avvezzi alla mescolanza di linguaggi apparentemente lontani; il vibrafonista suscita interesse per la capacità di sperimentazione timbrica attraverso l'utilizzo di numerosi effetti e processori, tra cui spicca la predominanza distorsore e wha che rendono l'idiofono molto simile ad una chitarra . Il loro debutto discografico avviene nel 2010 con l'ottimo "Kangaba".

 

E veniamo ora a "Skyscrapers & Deities", che per il sottoscritto è uno dei migliori album dell'anno appena trascorso. Incredibilmente passata in sordina dalle noste parti, questa seconda prova discografica di Kouyaté e Neerman, coadiuvati da un'efficace sezione ritmica, ne conferma talento e classe e mostra ancora una volta nuove possibili strade da percorrere nel segno della contaminazione musicale più profonda; ogni brano che ne compone il mosaico sembra dimostrarlo, abbracciando afro-beat, jazz, musica maliense, funk, dub e rock. Una musica dalla rara potenza evocativa in grado di condurci in un'altra dimensione, una città misteriosa in cui l'umanità è sopravvissuta all'apocalisse e modella i propri resti secondo esigenze dettate da un equilibrio obbligatorio tra immanenza della natura, spiritualità ed inediti modelli di organizzazione sociale. Una musica immaginifica, quindi, dove convivono richiami all'io ancestrale, cosciente della profonda connessione di sè al cosmo, e le molteplici possibilità insite in un futuribile sempre più prossimo. Ma ora mettiamo da parte le suggestioni e torniamo ad una trattazione più ordinaria. 

 

A dire il vero, non c'è un solo brano che non meriti attenzione, ognuno dei quali dotato del proprio groove magnetico, ma sarebbe forse prosaico elencarli tutti. Mi limiterò quindi ad accennare brevemente solo ad alcuni di loro. Difficile non rimanere affascinati dalla magia di Hawagis che, assieme al funk di Kalo Dié sembra omaggiare il padre dell' ethio-jazz Mulatu Astatké. Spontaneamente, poi, ci si lascia lentamente trasportare dentro la mistica atmosfera di Phalènes. Ma soprattutto si rimane rapiti da quello che potrebbe essere preso come loro manifesto: Requiem pour un con, originariamente scritto da Serge Gainsburg, è uno di quei brani che non soltanto valgono l'acquisto del disco, ma sono anche destinati a diventare dei classici in grado di resistere nel tempo. Inutile dilungarsi in ulteriori spiegazioni in merito al brano, va ascoltato!

 

Rimane l'obbligo, prima di chiudere, di segnalare altri due episodi: il maestro di kora Ballaké Sissoko è il gradito ospite di Diétou, dal carattere tipicamente maliense, e di Haiti, brano che vede come protagonista lo spoken appassionato (da cui è stato tratto il titolo dell'album) del poeta inglese, ma nativo di Trinidad, Anthony Joseph. Non mi resta che consigliarvi ancora una volta questo "Skyscrapers & Deities" e, nel caso Kouyaté e Neerman passassero dalle vostre parti, non perdete l'occasione di assistere alla loro musica dal vivo. Concedetemi, infine, di ringraziare la mia dolce ed indispensabile metà, senza la quale probabilmente non sarei venuto a conoscenza di questo gioiellino.

 

Aldo De Sanctis
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