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8 Ottobre 2013 ,

Lycia QUIET MOMENTS

2013 - Thrill Jockey
[Uscita: 20/08/2013]

Lycia   QUIET MOMENTS – 2013 – Thrill JockeySono passati più di dieci anni dall’uscita dell’ultimo album del Lycia, band darkwave tra le più importanti del panorama indipendente. Nati nel 1988 come progetto solista del chitarrista Mike Van Portfleet, la band proveniente dall’Arizona maturava una personalissima visione musicale nella quale confluivano atmosfere dark e melanconiche ispirate ai Joy Division, Siouxsie & the Banshees, Cure e Bauhaus. Negli anni ’90 i Lycia hanno realizzato alcuni tra i più importanti album darkwave, tra cui “Ionia” (1991) legato ancora alle suggestioni della mitologia greca, “A Day In The Stark Corner” (1993) che contiene alcune tra le atmosfere dark più belle di sempre, “Cold” (1996) capolavoro impreziosito dalla voce di Tara Vanflower. A caratterizzare la musica dei Lycia vi è sempre stata una potenza estetica e visionaria fuori dal comune. “Quiet Moments”, realizzato a molti anni di distanza dai precedenti lavori, sviluppa temi già affrontati in passato ma con una sensibilità più matura e riflessiva. E’ sempre fortissima l’ispirazione legata agli scenari di una natura immensa e solitaria, desolata e allo stesso tempo abbagliante, come possono esserlo i deserti dell’Arizona o i paesaggi artici.

 

Esiste un mondo di fuori caratterizzato dal vuoto e dall’oscurità che preme sull’inconscio e a cui sembra che la natura si opponga con la sua luminosità. E’ questa la zona di confine assediata dal nichilismo e dal senso della morte che Mike Van Portfleet ha sempre esplorato. In “Quiet Moments” questa sensibilità sembra più matura, come ben esemplificato dal brano Quiet Moments, in cui la quiete raggiunta non è altro che il momento in cui il mondo dell’oscurità appare distante ed invisibile. In The Visitor le forme della tristezza e della nostalgia sono ancora più dilatate, mentre Antarctica e la splendida Greenland costituiscono la metafora di uno stato d’animo desideroso di terre desolate e abbaglianti. La parte strumentale di Greenland possiede lo stesso fascino di Wide Open Spaces e ci restituisce un Mike Van Portfleet in grandissima forma, vicino per certi versi al Robert Fripp più cupo e psichedelico. Grand Rapids e The Pier esplorano i territori della psichedelia cosmica mentre Spring Trees vive di barlumi di speranza, legati alla consapevolezza della ciclicità delle stagioni e della vita futura che è lì a venire. The Wind Sings, Dead Leaves Fall, Dead Star Cold Star e la finale The Soil Is Dead descrivono ambientazioni più ruvide e crepuscolari, quasi una rassegnata e melanconica consapevolezza dell’oscurità che incombe. Questo “Quiet Moments” è uno degli album dell’anno. 

Voto: 8/10
Felice Marotta
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