Neil Young PEACE TRAIL

Canada

"Peace Trail" esce a poca distanza da "Earth", ulteriore testimonianza della vitalità del grande cantautore canadese settantunenne. La collaborazione con i Promise of the Real non dovrebbe essersi conclusa, ma Neil Young non riesce proprio a fermarsi. Ha prenotato lo studio di Rick Rubin, ha chiamato Jim Keltner (batteria) e Paul Bushnell (basso) e in pochissimo tempo ha registrato un nuovo album. Per sé Young ha riservato la chitarra (acustica ed elettrica) nonché l'armonica e il pump organ, questi ultimi due con lo pseudonimo Joe Yankee.

La voce è sempre quella, inconfondibile, ma anche qui Young ha voluto dire qualcosa di particolare, usando sovraincisioni, harmonizer e in un brano, My New Robot, il vocoder. I più attenti fan ricorderanno subito "Trans", forse il più discusso tra i dischi di Young, che se n'era servito per il lungo e delicato programma di riabilitazione del figlioletto Ben, colpito da paralisi cerebrale.

Quel disco non era poi così terribile (contiene fra l'altro Like An Inca, un ideale seguito di  Cortez The Killer) ma a Young fu consigliato di non usare il vocoder a Roma, dove il pubblico, stimato in 50.000 persone avrebbe potuto reagire male. Ma a Londra, per esempio, in tutte e tre le date alla Wembley Arena Young usò il vocoder. Questo per dire che Young non teme di “provocare” il pubblico, abituato ai suoi colpi di testa.

Peace Trail parte alla grande con la title track, e continua allo stesso modo con episodi come Can't Stop Workin', Show Me, John Oaks, Indian Givers, ma le altre canzoni non sono sempre alla stessa altezza. Certo è abbastanza strana la performance di Jim Keltner, che in alcuni passaggi (Texas Rangers) sembra dialogare con l'armonica superdistorta di Young. Sarà difficile che questo progetto abbia un seguito nei prossimi mesi, ma con Young non si può mai dire.