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16 Giugno 2013 ,

Sigur Rós KVEIKUR

2013 - XL Records
[Uscita: 17/06/2013]

Sigur Ros “KVEIKURViene il momento in cui un gruppo deve affrontare il cambiamento. I Sigur Ros (che poi è il nome della sorellina del cantante) sono una delle pochissime band del terzo millennio ad essere arrivate alle soglie del mainstream, sono conosciuti anche da persone che non frequentano abitualmente il mondo della musica underground, ed è facile sentire loro canzoni come sottofondo di programmi televisivi, persino sull'ecumenica TV2000. Però la loro formula, basata su ritmi lentissimi e atmosfere fiabesche rischiava di diventare troppo stucchevole (anzi, per molti lo è sempre stata...). Così, giunta al settimo album, che vede la partenza del polistrumentista Kjartan Sveinsson, la band islandese imprime una svolta stilistica che non passerà inosservata. Intendiamoci, non aspettatevi un disco di black metal, sono pur sempre i Sigur Ros.

 

Il disco si apre col singolo Brennistein, che si presenta con una batteria molto più presente che in passato, con potenti colpi di tamburo. Anche la voce di Jonsi si è leggermente scurita e i suoni sono generalmente più duri che nei dischi precedenti, nel finale però ritorna il falsetto iper-etereo che conosciamo bene. La seguente Hrafntinna si apre con percussioni metalliche e fiati wagneriani, per fortuna poi si calma e prosegue su strade pop, con la voce di Jonsi come sempre molto in evidenza e la batteria sempre molto squadrata, lontana dallo stile leggero debitore del primo Nick Mason che caratterizzava “Agaetis Byrjun”. La movimentata Isjaki è  la canzone che i Coldplay sognano di scrivere. Yfirbord, archi sfregati, suoni atmosferici, voce parzialmente alterata è il brano che ricorda di più il passato, ma anch'essa prende ritmo nel finale. Stormur e la title track Kveikur sono molto pop. Blàpràdur inganna: inizialmente sembra una delle loro canzoni più classiche, ma poi prende quota, la chitarre si distorcono e la batteria suona addirittura tribale. Soltanto la conclusiva Var, uno strumentale giocato in gran parte sul pianoforte, sarebbe potuta  comparire nel precedente “Valtari”, il disco più inclinato verso l'ambient della produzione del gruppo capitanato da Jonsi Birgisson. Nell'insieme un bel disco, sono stati bravi i Sigur Ros a non fare un disco fotocopia come spesso avviene quando le carriere diventano lunghe, i fan dei folletti islandesi non saranno traumatizzati dal cambiamento e chi li trovava sin troppo eterei li ascolterà più volentieri.

Voto: 7/10
Alfredo Sgarlato

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