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30 Marzo 2013

Elliott Murphy IT TAKES A WORRIED MAN

2013 - Last Call
[Uscita: 15/01/2013]

elliott murphyQuarant'anni, quaranta lunghi anni. Era il 1973 quando Elliott Murphy, un biondissimo newyorchese di 24 anni, dava alle stampe il suo disco d'esordio, il bellissimo “Aquashow”. Era un disco dal fascino unico al punto che la stampa dell'epoca considerava Murphy "il miglior  Bob Dylan" dal 1968. Seguirono altri 3 splendidi dischi, “Lost generation” (1975), “Night lights” (1976) e “Just a story from America” (1977) dopo di che il nostro sparì dalla circolazione per qualche anno vista anche l'indifferenza dell'ambiente musicale, impegnato a  promuovere l'astro nascente del momento Bruce Springsteen, che apparve sulle scene nello stesso identico momento. Chissà forse senza l'ingombrante presenza del boss saremo qui a raccontare una storia differente per il biondo di New York ma il destino li ha portati su due differenti strade, e sto parlando di gloria e soddisfazioni economiche."Affairs” (1981) ribadiva la grandezza del personaggio Murphy anche se ormai il suo nome era per sempre confinato e catalogato come magnifico perdente.

 

A testimonianza di questo ricordo un suo concerto, ma forse è meglio chiamarlo show case, di sola voce e chitarra, in un museo fiorentino a metà degli anni ottanta. Fu una esperienza indimenticabile: non più di 10-20 persone presenti  ma tanto calore e spontaneità da un personaggio puro e genuino come se ne trovano pochi. In questi 40 anni Elliott non si è certo perso d'animo, dapprima è stato adottato dai francesi, i suoi più fedeli ascoltatori ed estimatori per poi proseguire con alti e bassi con oltre 30 albums di livello sempre dignitoso. Fa una certa impressione vedere il suo viso sulla copertina di quest'ultimo "It takes a worried man"  confrontandolo col ragazzo dai lunghissimi capelli biondi che campeggiava sulla front cover dei primi due capolavori dei settanta. Sì ha quellaMurphy cover barbetta da consumato rocker ma degli ultrasessantenni in circolazione sembra che lui sia uno di quelli che ha ripartito meglio le sue energie, che si è conservato meglio direi, con un termine un pò dozzinale.

 

La stessa etichetta, l'ennesima della sua sterminata serie, la Last Call, sembra più una premonizione che altro, una spinta a prendere l'ultimo autobus per il successo e per la giusta considerazione. Il disco è davvero bello, messo al confronto con quelli degli ultimi due decenni è sicuramente tra le sue cose migliori, con una verve compositiva finalmente ritrovata. In ballate come Angeline, Then you start crying, He's gone riascoltiamo lo stesso 24enne che cantava magnifiche songs quali Last of the rockstars, Lost generation o Diamonds by the yard dai primi tre dischi. Splendide He's' gone, gran pezzo, Eternal highway, quasi younghiana con quell'intermezzo d'armonica. I am empty invece  è una delle canzoni più profonde ed ispirate ascoltate in questo scorcio di 2013, con  controcanti della signora Springsteen, Patti Scialfa, e con un finale chitarristico da brividi. "Un vero inno esistenziale del XXI° secolo"  viene definito nelle note a margine e come contraddirlo? Grande vecchio Elliott. Ma c'è pure l'autodedica di Murphyland, davvero gustosa e bello anche il finale voce e piano di Even Steven.

 

Accompagnano Murphy in quest'ultima fatica, prodotta dal figlio Gaspard,  la fedele Normandy All Stars, con Laurent Padro al basso, Alan Fatras alla batteria, tastiere affidate a Kenny Margolis (Willie De Ville etc …) e chitarre aggiunte del solista Olivier Durand, fido compagno transalpino di Murphy sin dall'album "Strings of the Storm" (2003). In un panorama musicale Murphyche è avaro, avarissimo di bands interessanti o particolarmente innovative sono i vecchi leoni  a reggere la baracca, a mostrare le unghie e farci capire da che parte stanno i migliori. Al pari quindi di Bob Dylan e di Scott Walker nel 2012, e del bellissimo ultimo Eric Burdon questo "It takes a worried man" è puro nettare per le orecchie non solo di navigati rockers nostalgici ma anche per le nuove generazioni, che sta conoscendo questi personaggi con colpevole ma giustificato ritardo. Un disco d'altri tempi forse, ma proprio in questo sta racchiusa tutta la sua forza, tutto il suo impatto emotivo, possederlo sarà un motivo in più per amare questo grande artista. We love you Elliott.

 

Voto: 8/10
Ricardo Martillos

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