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16 Ottobre 2013 ,

Jonathan Wilson FANFARE

2013 - Bella Union
[Uscita: 14/10/2013]

JONATHAN WILSON # CONSIGLIATO DA DISTORSIONI

 

Dopo questo “Fanfare”, se mai qualcuno avesse nutrito dei dubbi sull’importanza del cantautore Jonathan Wilson nella scena contemporanea dovrà ricredersi. Oggi l’artista che ha scelto come luogo di elezione e di ispirazione il californiano Laurel Canyon è sempre più il trait d’union ideale fra l’epoca d’oro della psichedelia, del country folk, gli anni splendidi e irripetibili della summer of love ed i giorni nostri. Il recupero di atmosfere e sonorità sixties - ricordiamo che nel suo studio Wilson utilizza esclusivamente materiale analogico e una strumentazione d’antan - è un vero e proprio manifesto di estetica rock, più che una salutare fonte di ispirazione è l’affermazione del rock come musica capace di far sognare, di dare emozioni, di farci viaggiare verso mondi altri e migliori disegnando armonie vocali e intrecci strumentali evocativi e dal forte timbro psichedelico. Se ascoltando le sue canzoni ci vengono in mente grandi artisti del passato da Crosby, Stills, Nash & Young a John Cipollina, dai Dead ai Pink Floyd, da Dennis Wilson a Kantner & Slick, non è perché il nostro si diverta a citare e omaggiare, ma perché ogni suono stringe un legame profondo con il passato, dichiara il suo pedigree e attraverso quello riversa su chi ascolta emozioni dense di storia, ascolti Wilson e contemporaneamente rievochi i dischi sui quali sei cresciuto e con i quali hai sognato.

 

jonathan wilsonIl post-moderno, con le sue teorie dell’effimero non sta qui di casa, questa è musica corposa, ricca di ispirazione, piena di significati, conscia e orgogliosa delle sue radici. Collaborano all’album musicisti sulle cui note Wilson è cresciuto, da Graham Nash e David Crosby a Roy Harper: - Wilson ha coprodotto il suo ultimo, bellissimo, album, e il musicista inglese ricambia cofirmando due canzoni - da Jackson Browne ai due Heartbreakers, Benmont Tench e Mike Campbell (con Tom Petty il nostro è stato in tour l’anno scorso) ma anche Josh Tillman dei Fleet Foxes e Patrick Sansone dei Wilco. <<Fanfara come parola rappresenta un’immagine di fantasia,  un movimento di energia, una celebrazione del suono. Qualcosa che significa un arrivo, un’occasione speciale>> e questo “Fanfare” in effetti rispetto al suo predecessore “Gentle Spirit”, di impatto più immediato, costruito com’era su ballate di rock psichedelico molto ‘classiche’, sembra ribollire di un’irresistibile urgenza creativa e comunicativa, figlio di una grande ambizione artistica e si presenta più problematico, ricco di suggestioni diverse, di inusitata lunghezza, 78 minuti; richiede più ascolti e molto meditati per poterne scoprire la profonda bellezza, non mancano i difetti, qualche lungaggine di troppo in particolare, ma il disco piace sempre di più ogni volta che viene messo nel lettore.

 

Ad un’opera d’arte non va richiesta tanto la perfezione apollinea, quanto la voglia di rischiare, la capacità di colpire al cuore, di far viaggiare le nostre menti verso nuovi lidi, di lanciarci lampi di luce e di eccitazione, e Wilson ci riesce in pieno. E le canzoni? Hanno il tratto etereo e fragile del capolavoro già citato di Crosby, con l’eccezione dell’iniziale, barocca e magniloquente Fanfare, sono costruite su improvvisi cambi di atmosfere e ritmi, come accade nella bellissima ballata psichedelica Dear Friend che si dipana fra ritmi valzer e fiammate chitarristiche o come la misteriosa e affascinante Cecil Taylor (quale il legame col pianista jazz?), che parte acustica e si conclude elettrica, o la sognante Mexico City fra flauto e hammond. In Lovestrong brilla una chitarra alla Cipollina, mentre Fazon omaggia la dimenticata band hippy dei Sopwith Camel realizzandone una cover molto fedele. “Fanfare” è uno scrigno ricco di sorprese e meraviglie.

 

Voto: 8.5/10
Ignazio Gulotta

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