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16 Giugno 2015 , ,

Lorenzo Feliciati KOI

2015 - Rare Noise Records-Lunatik
[Uscita: 25/05/2015]

 #consigliatodadistorsioni

 

feliciati CoverLeggende orientali, fiumi sacri e draghi dorati. Ma soprattutto carpe, o meglio “Koi” per dirlo correttamente in lingua madre. Sono queste le affascinanti tematiche a cui l'apprezzato bassista Lorenzo Feliciati si ispira per ritrarre musicalmente la sua sesta fatica discografica distribuita dalla label anglo-italiana Rare Noise Records. Venature elettro-ambient, contaminazioni fusion e evoluzioni dai tratti sperimentali caratterizzano il viaggio sonoro di questo concept album totalmente strumentale all'interno del quale si intrecciano composizioni dalle trame ipnotiche e rarefatte. Per la realizzazione di questo ambizioso disegno l'abile multistrumentista si avvale dell'apporto di Steve Jansen, batterista storico dei Japan, nonché fratello minore di David Sylvian. del pianista romano Alessandro Gwis, del  trombettista Angelo Olivieri e di una valida sezione fiati formata da Pierluigi Bastioli e Duilio Ingrosso, magistralmente condotta dal talentuoso trombonista Stan Adams. Ordinato in dodici tracce – sei delle quali prendono spunto per il proprio titolo dal nome di specifiche varianti del pesce - Koi tratteggia ed esalta, con i suoi sviluppi sonori, l'immagine di potere e forza alla quale viene associata la carpa nelle tradizioni cinesi, animale abile nel risalire le cascate del Fiume Giallo e a trasformarsi, per mezzo divino, in Drago Dorato. La breve introduzione Kohaku innesca l'empatico incedere ritmico di New house, caratterizzato dalla alternata e rigorosa entrata in scena di fiati e pianoforte. Il dilatato passaggio Kumonryu precede Oxbow incursione jazzistica sigillata dalla presenza di un apprezzabile e  dirompente fretless di chiusura.    

 

Preceduta dalla breve Black Kumonryu, Noir Alley Verdigris corre sopra gommosi battiti di basso e espanse note di chitarre sfociando nella performance suggestiva di Nicola Alesini, talentuoso sassofonista presente in questo brano nelle vesti di ospite d'onore insieme al percussionista statunitense Pat Mastellotto, altra vecchia conoscenza di Lorenzo FeliciatiFeliciati. Dopo i brevi e disturbati riverberi elettrici di Ogon, in Narada sono vigorosi intrecci batteria-fiati e una linea di basso regolare ad infarcire una scena che riporta alle suggestioni tipiche dei quadretti firmati Weather Report nel corso degli anni settanta. La successiva traccia Margata è senz'altro il passaggio del concept che più risente delle ancestrali palpitazioni dei tamburi di latta del Jansen-Japan mentre appare decisamente vigorosa la svolta etno-elettro della convincente Fish bowl (anticipata dall'ennesimo interludio Kuchibeni) sorretta da incalzanti giri di basso e dalla veemente incursione della sezione fiati. La title track conclude questo avvincente percorso, avvolgendosi tra evanescenti echi di violino e l'inesorabile incedere di dilatati accordi. Sono convincenti le impressioni raccolte al termine dell'ascolto di Koi, progetto dal quale emerge e si conferma inequivocabilmente il talento artistico-compositivo di Feliciati nonché l'abilità e preparazione tecnica dei musicisti che vi hanno preso parte. Talento ed inventiva alla base di un ottimo lavoro; la risalita della cascata si è materializzata, la trasformazione compiuta.  

 

Voto: 8/10
Alessandro Freschi

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