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20 Gennaio 2013 ,

Blue Willa BLUE WILLA

2013 - Trovarobato/A Buzz Supreme
[Uscita: 21/01/2013]

BLUE WILLA COVERBlue Willa: ricordatevi questo nome. Serena Alessandra Altavilla, Mirko Maddaleno, Graziano Ridolfo e Lorenzo Maffucci, memorizzate  anche questi  nomi. Un tempo, nemmeno tanto remoto, esistevano i Baby Blue. Venivano da Prato, correva l'anno 2004: un EP d'esordio, due album all'attivo, "Come” (2009) e il secondo "We don't know” (2010) davvero riusciti, molti attestati di stima ed un’ottima considerazione a livello underground sono stati la loro eredità musicale. Poi un bel giorno la folgorazione, il cambio di nome che porta anche in dono un’incredibile trasformazione. Il disco "Blue Willa”, ha avuto una gestazione lunga, lunghissima, ma tanta attesa non poteva che portare a un risultato finale strabiliante. Il gruppo ha fatto le cose in grande, scegliendo per la produzione del disco il meglio che c'è attualmente sulla piazza, Carla Bozulich. Se vi state domandando chi è potete mollare queste righe e dedicarvi ad altre letture.

 

Scherzo, non vi spaventate. Necessaria e doverosa l'apertura di una parentesi: questa straordinaria artista, newyorchese di nascita ma ben presto transfuga in California, ha nel suo fitto percorso musicale formato numerose band, Ethyl Meatplow, The Geraldine Fibbers, Scarnella (con il grande Nels Cline, chitarra solista dei Wilco e suo ex marito) oltre a incidere svariati dischi a suo nome o con il progetto Evangelista. Carla è musicalmente parlando un incrocio perfetto fra la prima Patti Smith, quella dei lunghi reading dei settanta (Birdland/Radio Ethiopia) e la prima Pj Harvey, quella più cruda e genuina. Rispetto a Polly Jean la Bozulich ha dalla sua un minor sex appeal, unica spiegazione plausibile del perché abbia sempre goduto di una considerazione 100 volteblue willa minore pur avendo doti e talento anche superiori. Ascoltate per rinfrescare la memoria dischi straordinari come il primo a suo nome “The red headed stranger” (2003), il debutto omonimo a nome “Evangelista” (2006) e il favoloso “Hello Voyager” (2008).

 

Ma torniamo ai nostri toscani. Un disco dal percorso vario e accidentato, è stato registrato addirittura nel marzo 2012 a due passi dalla ben nota Maranello, per  poi traslocare nelle mani sicure della Bozulich che, letteralmente folgorata dai Blue Willa, ha saggiamente deciso di portare il tutto, i nastri intendo, ai piedi dell'Himalaya, al Bombanella Soundscapes, in India, per il missaggio. Nel far questo si è avvalso dei suoni e delle atmosfere di Dharamshala che come dice lei "erano così fantastiche e impossibili". A seguire la supervisione di Carla è venuta la pre-produzione di Luca Magni e il master finale consegnato a Giovanni Versari. La copertina è, al solito, un altro pezzo di bravura di Cuore di Cane. Ma iniziamo ad esplorare questo disco meraviglioso. Eyes attention è un’apertura misteriosa, quasi spettrale, poi la splendida voce di Serena incanala il brano verso sonorità che davvero possono ricordare la migliore PJ. e si potrebbe pensare che questo sia l'indirizzo del disco.

 

Niente di più sbagliato. La breve Fishes, l'unico brano già noto dei quattro, è uno splendido pezzo, in bilico fra la Siouxsie più acida e le splendide vocalist del punk californiano degli ottanta. Superba al solito l'Altavilla ben supportata da una sezione ritmica poderosa. Ma non c'è tempo di riprendere fiato. Arriva Tambourine, song capolavoro di 5 minuti. Un pezzo di taglio psichedelico e stavolta il termine non è, al solito, abusato: bellissima l'alternanza delle due voci, Mirko si supera qui, a me ha ricordato il Syd Barrett del capolavoro floydiano "The Piper at the gates of dawn" (1967), ovvero la vetta più alta della blue willapsichedelia inglese dei sixties. Una perla rara e preziosa. Moquette rallenta l'andatura, che introduce un altro vertice del disco a nome Vent. E' uno dei brani dove si sente di più l'influenza di Carla Bozulich, artista che, non dimentichiamolo,  i vecchi Baby Blue  hanno supportato varie volte. Vent è un brano dalle mille sfaccettature, un inizio molto rallentato, una fase mediana con grattate chitarristiche e minimaliste di Maddaleno per poi defluire in un turbine mostruoso di rumore e caos organizzato.

 

Poche volte in Italia si è ascoltato un gruppo proporsi a simili vette creative. Good Glue attraversa l'album come una scheggia impazzita, sono due minuti ai confini con l'hardcore, con gli acuti di Serena che trafiggono il cuore come punte acuminate. Non ricordo nella mia lunga esperienza di appassionato di rock italiano di avere ascoltato qualcosa di simile a lei a puro livello vocale, per lo meno in ambito femminile. Strabiliante. E poi c'è Rabbits, no, Grace Slick  e i Jefferson non c'entrano stavolta,  ma i coniglietti dei Blue Willa sembrano ugualmente avere inghiottito delle strane sostanze allucinogene, visto il risultato di questi  5 minuti di puro minimalismo ed estasi sonora. Birds, ancora a due voci, dimostra la bella compattezza strumentale d'insieme, Moan ha  l'apertura per una volta affidata all'ugola  di Mirko, notevole al solito e molto Pixies-oriented, Serena supporta degnamente questi tre minuti di delirio orgiastico. Poi viene Cruel Chain, e qui l'Altavilla appare crudele per davvero, la base ritmica è notevole, con citazione quindi per i bravissimi Lorenzo "Mangiacassette" Maffucci e Graziano Ridolfo.

 

blue willaTutto finito? Macchè. Se "Blue Willa" era  già di per sé un disco straordinario e unico, il finale di Spider lo amplifica a dismisura. Solo la pazzesca Pure ash dream dall'altro capolavoro, il disco "Nothing Outstanding" dei compagni di etichetta  King of the Opera, può reggere il confronto. Spider è un pezzo difficile da descrivere, meglio lo spiega Carla: "mentre lavoravo al pezzo sentivo quello che avveniva intorno a me,  tutto quello che mi circondava risuonava come se fosse già dentro la canzone, il suono di pazzeschi corni indiani veniva dalle colline e dai campi tutto intorno". Magico. Il pezzo suona claustrofobico, come se davvero un ragno fosse caduto in un buco, in un abisso senza fine, le voci declamano "ragno tela di ragno ehi, c'è una ragnatela nella mia stanza, una mosca è stata catturata, è viva ma intorno non vedo ragni, la devo salvare". Visioni di William Burroughs ed il  suo "Pasto Nudo” fanno capolino qua e là. Le voci allucinate ed oniriche di Serena e Mirko sono perse in navigazioni astrali, la song potrebbe essere una sorta di Starsailor italiana, magnifica ed imprendibile.

 

Siamo alla fine del disco, e solo adesso mi accorgo di avere esaurito i superlativi, forse un buon dizionario potrebbe aiutarmi a trovarne di nuovi. Per semplificare i Blue Willa sono la cosa migliore partorita dall'underground italiano dall'avvio del nuovo millennio. I complimenti vanno anche ad Andrea Sbaragli di A Buzz Supreme che oltre ai pratesi si è aggiudicato pure Alberto Mariotti col suo nuovo progetto King of the Opera di cui sopra, ovvero le due formazioni più stimolanti e creative in circolazione. Per chi acquista il cd è disponibile uno splendido filmato di Pamela Maddaleno  sulla realizzazione del disco. Sono immagini molto curiose e suggestive che dimostrano anche la semplicità e spontaneità dei ragazzi alla presenza di una grande artista  come Carla Bozulich . Se fosse uscito nel 2012 "Blue Willa" sarebbe stato il mio disco dell'anno: nessun problema lo sarà del 2013 anche se siamo solo a gennaio. Per una volta mi sbilancio, penso che difficilmente mi smentirò: Blue Willa, c'è vita sul pianeta rock italiano. Dieci e lode o cinque stellette, scegliete pure voi. 

Voto: 10/10
Ricardo Martillos

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