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7 Ottobre 2018 , ,

Death Valley Girls DARKNESS RAINS

2018
[Uscita: 05/10/2018]

Stati Uniti  #consigliatodadistorsioni

 

DeathValleyGirls_CoverQuando, all’uscita dell’omonimo esordio degli Starcrawler (accadeva questo gennaio) ci si meravigliava della rinascita di un rock temibile, stradaiolo, nascosto nell’ombra di un locale da tossici dell’Interzona, bè forse ci eravamo dimenticati delle Death Valley Girls. Una colpa grave (riascoltare Pink Radiation, grazie) perchè, pur se sotto copertura, della gang fanno parte la storica batterista delle Hole, Patty Schemel e il fratello Larry, già chitarrista coi Flesh Eaters. Non gli ultimi della fila.

Così, senza troppo clamore, le ragazze che portano il nome del Deserto (e, quasi, di un brano dei Sonic Youth) giungono con coerenza al terzo album "Darkness Rains", la vetta del loro personale sabba sul monte di Brocken. Rabbioso, un “Master Of Reality” dilaniato per metà dagli Stooges [ggy Pop comparirà nel video di Disaster  (Is What We're After)], per metà da Uncle Acid and the Deadbeats, con quel bel sound in bassa fedeltà DeathValleyGirlseppure moderno e subdolo, come quello dei Royal Blood, degli Idles, dei B.R.M.C., dei Black Angels dell’ultimo sinistro Death Song” (e non solo, perchè l’ombra lunghissima di Maas e Bland viene evocata spesso, vedi Abre Camino). Con la batteria che sussulta perennemente un ritmo alla Bo Diddley, la chitarra compulsiva nel tradurre all’esasperazione l’assolo di Ron Asheton in coda a I Wanna Be Your Dog; un sound che acquista tanta più autorità quanto più si concede, tra cacofonie e ritmi ostinati, a melodie oblique e funambole, che si sciolgono in dissolvenze dissonanti di free rock schizzato. Storto, stordito, vestito di pelle nera (Wear Black lo spiega, e lo fa come fossero i Cynics) e giubbotto da biker androgino. Temibile, appunto. Una teatralità tribale, ritualistica, stregonesca, segue il credo mai sopito di deathSiouxsie Sioux e Jeffrey Lee Pierce. Ma soprattutto fa ciò a cui il rock più autentico dovrebbe ambire: far credere che qualcosa - qualunque cosa - possa accadere, da un momento all’altro, mettendoci in guardia dai tempi correnti. Il mezzo è allora questo concept di death ‘n’ punk che ruota attorno alla morte ed all’oscurità.  Senza giri di parole, infarcito da una macabra ironia. La speranza è che con l’approdo alla Suicide Squeeze, questa band trovi quello spiraglio di popolarità per farsi conoscere, se non presso il grande pubblico, almeno dagli appassionati con ancora qualche scintilla dentro da spendere. Da ascoltare, anche più di una volta. Cosa che accade sempre più raramente. E guardatevi le spalle. 

 

Voto: 8,5/10
Giovanni Capponcelli

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