The Morlocks BRING ON THE MESMERIC CONDITION

Stati Uniti   #consigliatodadistorsioni      

Scomparsi ormai da tempo Chesterfield Kings e Fuzztones, la fiaccola del garage punk revival americano nel terzo millennio è stretta saldamente e orgogliosamente dai Morlocks di Leighton Koizumi: è questa la conclusione acquisita dopo l'ascolto del magnetico nuovo "Bring on the Mesmeric Conditions", probabilmente destinata a essere maturata anche dallo zoccolo duro dei garage-punkers in ascolto. Un disco che si è fatto aspettare davvero tanto, come è abitudine del 'desaparecido' per eccellenza Koizumi: i Morlocks si erano dileguati dopo l'ottimo "Play Chess" (2010, Popantipop); nel 2018, completamente europeizzati e con una line-up da brividi, si sono accasati con l'etichetta tedesca Hound Gawd! Records. Otto anni di colpevole silenzio accusati dalla pur vivace scena garage internazionale, sublimati però da questo nuovo disco in odore di capolavoro (tra i pochi degli anni 2.000 della chiesa garage rock), gravido a tratti di un intenso e spasmodico mood Stooges-iano (One Foot in the Grave, No One Rides For Free paiono uscite dai solchi di "Raw Power").

Sparite le smanie e le partiture blues di "Play Chess" Leighton Koizumi - tenuta vocale ancora grintosissima e aggressiva e armonica (purtroppo) parsimoniosa - e la sua vecchia/nuova creatura forgiano 9 brani originali metallici, hard e travolgenti (Easy Action, Time To Move, We Can Get Together), densi di rock'n'roll ubriaco e oltraggioso (Bothering Me) che fanno tesoro del dna di decenni di cultura garage punk, carichi di violenza espressiva ma anche di fragranti profumi sixties [High Tide Killer, You Don't Know (How Young You Are), unica cover presente, di Powell St. John, immortalata su vinile nel 1966 dai 13th Floor Elevators]. Un disco essenziale per vecchi e nuovi cultori non solo del garage punk, ma anche del rock'n'roll più autentico e contagioso, in una parola 'mesmerico'.