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1 Novembre 2012 ,

Outer Minds BEHIND THE MIRROR

2012 - Resurrection Records
[Uscita: 31/10/2012]

Outer Minds BEHIND THE MIRROR 2012 – Resurrection RecordsGli Outer Minds sono un bel quintetto di Chicago innamorato delle forme liquide e ruvide della psichedelia rock. Hanno firmato il loro esordio omonimo lo scorso marzo, sotto le ali della Southpaw Records, presentandosi come una band matura e originale, capace di scrivere gioielli garage e coprirli di una coltre pop psichedelica fresca, solare e irrimediabilmente freak. Son passati poco più di sei mesi da allora, e i nostri hanno deciso di replicare. Non senza aver prima provveduto a operare un doveroso cambio di stagione, sciacquare il proprio sound nella acque fangose dell'autunno e tirarne fuori qualcosa di... “diverso”. Dove l'album d'esordio brillava di sole, pollini e sabbia bruciata e ci calmava la sete con dolci melodie bagnate di acido questo “Behind The Mirror” risulta spesso opaco, zuppo di pioggia e pregno di un mood oscuro e impenetrabile. Il fuzz si è fatto più presente, la musica si è incattivita e velocizzata (Those Machines), ha incamerato accordi minori e atmosfere dark-gothic (lasciando per strada quel bel feeling Nuggets che avevamo amato in “Outer Minds”) e l'organo ha assunto un'altra connotazione all'interno dell'economia del sound della band. Dei cambiamenti, questi, che non hanno giovato alla musica dei nostri.

 

“Behind The Mirror” esce dalle casse dello stereo stanco, noioso e ripetitivo. Monco. Privato di quella splendida vena acidamente melodica che aveva reso interessante la proposta musicale della band di Chicago. Che “Behind The Mirror” non sia riuscito a bissare il notevole “Outer Minds” lo si capisce dalla traccia di apertura: She Calls My Name, pur facendo il suo porco lavoro, non riesce ad eguagliare la bellezza di quella Always In My Head che aveva aperto l'album d'esordio. Certo, la classe non è andata persa del tutto, e la band mostra ancora di saper modellare la materia psichedelica come poche altre. Those Machine, con quell'appeal freak punk, la piccola gemma pop di Pleasure Cruise, o il garage-psych dell'oltretomba di  We Are All Stone, infatti, risplendono di una bellezza rara. Ma il disco non si ferma qui (purtroppo!), e mentre scorrono i minuti ci dobbiamo sorbire la psichedelia gotica (mal riuscita) di Look Behind The Mirror (confrontatela con Footspets II dell'album precedente e fate le vostre considerazioni), e le mediocri Bohemian Groove, End of The World e Cool Times. E Charlemagne, che mostra grande padronanza dei mezzi ma scarsa capacità di scrittura. Gli sbadigli si sprecano e si fa davvero fatica a ricordare anche una sola delle note passate per l'orifizio oculare. Centro mancato. Non ci resta che attendere la prossima prova, sperando che “Behind The Mirror” sia stato soltanto un passo falso, o un disco di transizione verso una nuova forma degli Outer Minds. Che sappia risplendere di quella abbagliante luce psichedelica che, se vogliono, sanno emanare.

   

Leonardo "Kaosleo" Annulli

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