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30 Maggio 2020 ,

Brigid Dawson & The Mothers Network Ballet of Apes

2020 - Castle Face Records
[Uscita: 22/05/2020]

Chi nel corso dell'ultimo ventennio ha seguito le peripezie di John Dwyer e dei suoi multiformi Thee Oh Sees, sa che quando ancora il gruppo si chiamava così, il carisma di Dwyer era controbilanciato da Brigid Dawson, tastierista dotata di un britannico senso di understatement, ma anche di un discreto fascino. Dietro una tastiera che spesso spruzzava liquami acidi sulle sfuriate punk dei compagni, Brigid si distingueva per una voce che faceva da contraltare agli ululati di Dwyer, il quale non ha mai nascosto l'enorme ammirazione per la sua voce: riprova è il fatto che Brigid tuttora compare nei dischi degli Oh Sees alla voce, oppure la realizzazione dell'ultimo OCS “Memory Of A Cut Off Head”, da considerarsi come un canto del cigno della coppia ritrovatasi anni dopo il trasferimento di Dwyer a Los Angeles. Proprio in “Memory Of A Cut Off Head” si trovavano le prime composizioni di Dawson solista, tra cui la ieratica malinconia di The Fool e la psichedelia sacrale di Time Tuner, che univa appunto il liquido tocco tastieristico al canto da gregoriani della Bay Area. Di tutt'altra pasta è questo esordio, in cui Brigid si accompagna ai Mothers Network; nome chiaramente fittizio che cela dietro una rete di personaggi legati a Castle Face. Dall'immancabile ingegnere del suono Eric Bauer, all'australiano Mike Young, l'ex- Sic Alps Mike Donovan fino ai Sunwatchers, Brigid Dawson si è circondata di musicisti che l'hanno portata a registrare il proprio album tra lo studio di Bauer in California, quello di Young in Australia e in quello di Brooklyn di Jon Eriksson insieme ai Sunwatchers. “Ballet Of Apes parte con un fumoso incedere blues-soul (Is The Season For New Incarnations, The Fool in versione band al completo) e prosegue con il sound folktronico di Carletta's In Hats Again e il country psichedelico di When My Day Of The Crone Comes. La seconda parte trova la Dawson dalle parti del più metronimico art-pop jazzato (Ballet Of Apes), inscenando un ibrido tra Meredith Monk e Nico, una ballata jazz che sembra uscita dal cappello di John Cale (Heartbreak Jazz, con tanto di viola) e finisce per trovare il tempo anche per la malinconia acid-folk (Trixxx, con tanto di armonica). L'operazione della Dawson è modesta e la scrittura dei pezzi tende a richiamare modelli sentiti e risentiti. Gli arrangiamenti e la produzione fanno il meglio che possono e risultano la parte più interessante dell'intero disco, ma non salvano sette pezzi che semplicemente passano sopra l'ascoltatore senza lasciare niente altro che un leggero senso di noia.

Voto: 5/10
Ruben Gavilli

Audio

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