Nolan Potter's Nightmare Band Nightmare Forever
[Uscita: 22/11/2019]
Gli appassionati delle peripezie della Castle Face saranno stati attratti dall’eccentrica copertina dell’esordio della Nolan Potter’s Nightmare Band, visto che certe vibrazioni fantasy non sono mai mancate tra le uscite dell’etichetta californiana (Oh Sees, KG&LW, ORB). Purtroppo non c’è traccia di scudisciate power metal, ma in accordo con altre band dell’etichetta californiana (come Mikey Young, LFZ, Once & Future Band) Nolan Potter e i suoi virano su scenari jazz-pop su cui si innestano ricami prog, psichedelici, folk o hard. Formazione alquanto anomala, o perlomeno aggiornata sulle nuove anomalie musicali, la Nightmare Band del texano Nolan Potter presenta elementi come due batterie, fiati, violini, xilofoni e un Potter che all’occorrenza sa suonare anche il flauto traverso. Insomma, ci siamo capiti: l’ennesimo gruppo che guardando allo sfarzo del rock di ieri (formazioni allargate, suite, crossover di generi, concept album) alimenta gli eccessi di oggi, per una musica caleidoscopica e variegata. Oltre ai già citati compagni d’etichetta, forse la formazione che più ricorda la Nightmare Band sono proprio i King Gizzard di “Quarters!”, “Sketches of Brunswick East” e “Polygondwanaland”, simili nei risultati nelle incursioni jazz e prog. Altri artisti che vengono in mente ascoltando la Nightmare Band sono Ariel Pink, Foxygen, Mild High Club per il tentativo continuo di far coincidere gli opposti e di far emergere i contrasti all’interno del reame del pop, verso un nuovo grado di coscienza della melodia. L’iniziale Nightmare Theme, avanza minaccioso per risalire alla luce del pop cristallino di Caberfae Peaks che scivola nel prog-swagger di Elf Curse e nel jazz lisergico di Seahorse Reatreat. Pity In The City cavalca un raga medievale, una filastrocca nera che si dipana per 6 minuti, lasciando poi lo spazio alle tirate hard di Dosing The President e alle dilatazioni space-jazz di Donny’s Trip; le trame raga-rock tornano nella fanfara prog-pop di Singing A Single Song of Satan, uno dei pezzi più pregevoli; A Wizard Of The Wind potrebbe essere il manifesto del gruppo, una jam tra fiati, cenni orchestrali, moog, flauti e chitarre impazzite, preludio dello strumentale conclusivo Nightmare Forever, in cui tornano temi oscuri, quasi dungeon synth, dell’inizio. “Nightmare Forever” riesce a coniugare diverse anime che non necessariamente sono fatte per abitare lo stesso luogo, grazie ad una visione musicale ricca, fantasiosa e generosa. Il biglietto da visita perfetto per una delle rivelazioni dell’anno dell’underground americano.
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