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3 Marzo 2014

La Grande Bellezza Paolo Sorrentino

2013 - Italia/Francia

La_grande_bellezza_poster_film_sorrentino cannesPaolo Sorrentino è come Icaro, si spinge in alto, verso il sole. Le sue ali resistono, si ammorbidiscono, sembrano quasi siano lì lì per sciogliersi, ma a differenza della leggenda è in grado di virare e mettersi in salvo. “La grande bellezza” è un film di due ore e venti, un film modulare, che si può smontare e rimontare quanto e quando vuoi. Potresti vederlo anche al contrario. E’ un film ambizioso, retorico, scontato e magistrale al tempo stesso. Difficilmente in un film ritroverete tanti pregi e tanti difetti. E’ un film da cinque stelle o da una. La sua grandiosità sta nella struttura, in alcune interpretazioni, in alcuni camei e nelle sue citazioni.

 

 

Fellini è lì in prima fila, in sala, a gongolarsi e a rivedersi a tratti in “Roma” e “Satyricon”. Sabrina Ferilli invece è nello schermo ad interpretare se stessa, sincera e senza veli, ripetendo quello che di buono aveva già mostrato in “Tutta la vita davanti”. Piccola delusione invece l’interpretazione di Carlo Verdone, che interpreta una figura patetica di uno sceneggiatore e autore di teatro innamorato cronico di un’attrice fallita ela grande bellezza scena cocainomane. Quando Verdone interpreta se stesso appare scontato, quando cerca invece di innalzarsi ad un ruolo con più spessore, finisce per apparire poco credibile. Peccato, un’ occasione persa per Carlo, il più grande autore comico italiano accanto al più grande attore italiano, Toni Servillo. Servillo appunto. Come al solito Sorrentino cuce addosso a Toni Servillo il suo film. 

 

Servillo è come al solito grandioso, unico e insostituibile nella sua interpretazione. Scomodo e mai scontato. Napoletano, piacione e cinico, irriverente e colto. Esce di sera e torna al mattino, quando Roma cerca di risvegliarsi. La grande bellezza ne La Grande bellezza è solo sfiorata, Paolo Sorrentino è travolto dal suo stile, dalla sua classe e la sua la-grande-bellezzavoglia di compiacersi. Siamo ben lontani dalla perfezione e dalla struggente narrazione de “Le conseguenze dell’amore”.  A differenza di Titta, Pep non si inietta eroina una volta alla settimana, ma assume giornalmente dosi di nulla, vacuità e superficialità. La Grande Bellezza non è un film su Roma, sulla Chiesa, sulla politica e sul vuoto dei valori che viviamo, è un film sull’amore e sulle conseguenze che la sua assenza provoca nella vita di ognuno di noi.

 

Dario Neglia

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