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22 Aprile 2015 ,

Ginah SORRY FOR THE DELAY

2015 - Garage Records

Ginah SORRY FOR THE DELAYI trevigiani Ginah si scusano nel titolo affibbiato a questo loro primo lavoro per il ritardo con cui ha visto la luce, e in effetti la band esiste fin dal 2006, ma noi molto volentieri li perdoniamo, visto l'eccellente risultato artistico di questo “Sorry for the Delay”, questi lunghi anni di gavetta si sentono in un disco maturo e curatissimo, dovrebbero imparare la lezione molte band che senza la dovuta esperienza si rinchiudono in studio per produrre dischi dalla vita e dalla consistenza effimera. Ma naturalmente il titolo del disco ha anche un rimando all'effetto delay della chitarra qui ampiamente utilizzato. “Sorry for the Delay” è un album strumentale, otto brani di media durata, fra i quattro minuti e mezzo e gli otto, divisi nel vinile in due parti, la 'White Side' e la 'Dark Side', a indicare i due aspetti contrapposti del viaggio psichedelico, uno che si libra verso lo spazio l'altro spiritualmente diretto alla propria interiorità. Viaggio che intraprenderemo nella navicella sonora guidata dai Ginah. E quella della band veneta, proviene dalla zona collinare dell'alto trevigiano, è una guida quantomai sicura ed energica, frutto di un meticoloso lavoro e di un eccellente perfezionismo di stampo artigianale, non c'è spazio per l'improvvisazione, ma tutto pare frutto di un'attenta preparazione, metronomica e 'scientifica', vengono in mente tra le altre band come gli Slint o i tedeschi Neu!.

 

Tema portante del disco è il viaggio, fisico, mentale, terrestre, spaziale, interiore, onirico, già nel primo brano, Spora 17, a dare il la al viaggio interstellare è la voce robotizzata di Stephen Hawking che scandisce «il nostro futuro è nello spazio», le musiche avvolgono in una spirale che in un impercettibile crescendo ci proietta in fantasmagoriche luminosità astrali, il viaggio si dilata nella successiva Germica alternando un loop ipnotico del basso a riff e fraseggi distorti, ormai siamo totalmente immersi e magnificamente travolti nelle spire orchestrate dai tre viaggiatori cosmici e non ci resta che lasciarci naufragare nel mare fluido delle note e dei suoni. Nella seconda parte prevalgono atmosfere più spirituali e intime, ma l'album appare davvero come un lavoro molto unitario che può essere fruito come una lunga suite in otto movimenti, o sete visto che due brani nel vinile sono fusi insieme, e stupisce che un album così coerente nell'ispirazione e nella struttura sia il frutto di un lavoro svolto solo nei ritagli di tempo e che i Ginah si concedano lunghe pause dall'attività musicale. Esordio davvero da elogiare senza indugi e da raccomandare senz'altro, e a questo punto appare doveroso citare i musicisti: Ralph Rosolen, piano, synth, rhodes, Dario Lot, batteria, Roberto papa, chitarra e basso, e fare un plauso la cura con cui il disco è stato registrato, per l'artwork e per l'edizione in un bel vinile che comprende anche la versione in cd, idea che dovrebbe essere adottata sempre più spesso e che denota un grande rispetto per il pubblico. Bravi!

 

Ignazio Gulotta

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