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21 Giugno 2013

Hidden Masters Of This & Other Worlds

2013 - Rise Above Records
[Uscita: 03/06/2013]

Hidden Masters# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI

 

Voi che di solito fate spesa di musica, immaginate l’occasione di entrare in una curiosa bottega, una sorta di gastronomia dei suoni,  Psychedelicatessen, l’insegna. Avete voglia, com’ è proprio degli inesausti golosi di questo tipo di cucina, di assaggiare quanto più possibile soddisfi i vostri lisergici sensi. Ad accogliervi n. 3 figuri (Hidden Masters) variamente agghindati (uno da donna, come nella cover), che da dietro il bancone non solo vi assecondano nella voracità che vi contraddistingue ma, addirittura, vi istigano  all’assaggio financo di troppi piattini di psycho-pop, variegati da saporosi riverberi e retrogusti intensi, piuttosto acidi, ma succulenti. Gli Hidden Masters, combo scozzese dedito a questo tipo di ristorazione, è costituito da eccellenti strumentisti, in grado di spiattellare una capacità esecutiva tumultuosa e scorrevole (possono rammentare i primissimi Yes e prima ancora i Tomorrow). Usano rispettivamente organo, piano, autoharp, guitar, percussion, bass guitar & vocals (Alasdair C Mitchell); guitar & vocals (David Addison); drums & vocals (John Nicol). “Of This & Other Worlds” conta dieci tracce ma è come ne contenesse una trentina. Infatti, nel proprio incedere angolare, ogni singolo brano esprime una struttura capace di pluralità di soluzioni ritmico melodico/psichedelico/floreali tali da appagare un vostro intero microcosmo auricolare.

 

Ma vi è di più. La scrittura dei pezzi, tutto sommato, risulta schematica, poiché le tracce in genere tendono a finire come cominciano pure se a volte tradiscono e vi lasciano lì (!). Ma è il vorticare cangiante che si trova nel mezzo (cambi ritmici, di prospettiva melodica, inserti a sorpresa, progressioni inattese ecc.), a determinare in noi tutti il comune desiderio di “ancora!” e “ancora!“ (ingordigia audiens), con un gastrico blurp finale che inevitabilmente ci coglie quando a volte i sapori sono troppi. Tra rutilanti esecuzioni ci piace segnalare le introduttive She Broke The Clock ofhidden masters the Long Now e Into the Night Sky,  timbriche alla Ray Davies (Kinks, primari referenti), spunti di psichedelia al limite del progressive (che gli Hidden Masters ne vogliano incarnare l’anello di congiunzione?), ma pure  accelerazioni hard, tanto per non farci mancare un solo sapore che è uno dei loro sixties di elezione. Nessun timore: quello che vi aspetta, poi, ha l’urgenza di una sorta di rigurgito New Wave in termini di retro pop edulcorato: Last Days of the Sun e There Are More  Things, sono i Monochrome Set disvelati a chi non li ha ancora conosciuti; Like Candy,  una cosa che vale il vostro viaggio in auto verso la spiaggia (aspettativa), o la migliore delle merende burro e marmellata preparate da vostra mamma (fragranza); Grey Walls Grey,  siamo alla celebrazione di un palco immaginario dove avete collocato al completo i vostri 60’ ideali (fate prima a  prendervi l’intero “The Perfumed Garden”, 5 cd set, Past & Present per celebrarne le fonti). Tutto ciò per dire che la musica, in fondo è nutrimento, tuttavia a volte prevale la gola, e non se ne ha mai abbastanza. Hidden Masters sono dei veri chef doc.

 

Voto: 8/10
Marco Prina
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