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31 Agosto 2012

Vladimir Majakovskij - Aleksandra Kollontaj Due eroi ‘maledetti’ della rivoluzione bolscevica


majakovskijO s'io fossi silenzioso, umil tuono...

Gemerei stringendo con un brivido

l'intrepido eremo della terra...

Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.

Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.

 

Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s'io fossi appannato come il sole...

Che bisogno ho io d'abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?

Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?

Da quali Golia fui concepito così grande e così inutile

 

(Vladimir Majakovskij: da ''All'amato se stesso dedica queste righe l'autore")

 

 

Arte e Rivoluzione

È trascorso quasi un secolo da quando, in quello storico Ottobre del 1917, la Madre Russia, alquanto crucciata dalla propria penuria economico-politica, decideva risoluta di sovvertire l'Imperante Ordine Zarista ed aprire un varco irruento nel famoso Palazzo d'Inverno. Le manifestazioni novecentesche che mostravano già una buona applicazione delle richieste della Nuova Società nei paesi Euroccidentali, quanto a istanze lavorative e socio-culturali, vennero captate anche oltre gli Urali, seppure questo confine geografico non fosse poco importante per ciò che poi ebbe a verificarsi nelle cosiddette Avanguardie Russe. Una premessa fondamentale mi spinge ad asserire che, se non fosse stato per lo Scontento Proletario, tutte le pulsioni artistiche di questo periodo non si sarebbero mai avute. Perfino Marx attribuisce alla Rivoluzione il carattere unico e rinnovatore che le spetta di diritto, la funzionalità preclusiva all'inizio di altre ere, siano esse foriere del positivo o del negativo. Così il bolscevismo si è inscritto nell'ambito di una situazione insostenibile per il popolo russo, il quale si è visto solo parzialmente supportato dalla carica anarchica che l'aveva animato.

 

Velimir ChlebnikovNikolaj Lenin, teorico ufficiale della rivoluzione permanente nonché guida effettiva del Governo Sovietico insieme a Trotzkij, è il fautore del Socialismo, ricordato tanto per la sua politica ausiliaria quanto per il suo atteggiamento onnicomprensivo nei confronti dell'Arte, in quanto spesso e volentieri ardì di difendere addirittura la borghesia contro le veemenze operaie. Questo clima “surriscaldato” di furore punitivo e rivalsa classistica fu determinante per la nascita di indirizzi artistici destinati a cambiare per sempre il volto della Russia. Infatti, nonostante si fossero avuti movimenti che oscillassero tra il simbolismo francese di matrice decadente-folcloristica, l'adesione invece ai grandi realisti del passato come Balzac e Tolstoj o ancora la persistenza di una dimensione esistenziale con l'Acmeismo (cuore delle cose), l'impatto più massiccio venne ad aversi con la rielaborazione del Futurismo Italiano di Marinetti, secondo la nomenclatura radicale ed estrema che si segnalava come Cubo-futurismo. Le parole d'ordine sono disgregazione, frammentazione, recupero: lo sa benissimo Velimir Chlebnikov, padre fondatore della Scuola Cubo futurista, la quale si propone, sul piano letterario, di andare contro la logica razionale passata, per ricreare ex novo un linguaggio che sia frutto di se stesso, simultanea auto-scoperta di radici non perdute.

 

Vladimir Majakovskij  (Bagdadi, 7 luglio 1893 – Mosca, 14 aprile 1930)

Al suo circolo poetico, contornato dagli almanacchi “Vivaio dei Giudici” e “Schiaffo al Gusto Corrente”, si aggregano Kamenskij, Burljuk, ma soprattutto Vladimir Majakovskij, la personalità senza dubbio più importante della Rivoluzione Bolscevica. I suoi primi anni di vita si snodano attraverso impegno rivoluzionario e ripetuti arresti, che gli valgono il carcere per alcuni mesi. Proprio grazie all'interazione col Gruppo Cubo futurista, Majakovskij riesce a mettersi in risalto agli occhi della vasta audience sovietica e nel frattempo si concentra a fondo nel limare quella poetica dura e canuta che lo porterà ad essere il Cantore Russo per eccellenza. Come accordato dal programma Futurista, egli declamerà in veste di sommo intellettuale le azioni proletarie che scendono nelle piazze, gli squallori industriali tuttavia riflesso della Macchina, le marce esortative alle rivolte popolari, l'amore non corrisposto per Lilja Brik, già sposata col coniuge Osip. Fondamentali per le tematiche politiche i poemi “150.000.000”, “La Nuvola in Calzoni” del 1915 e la raccolta poetica “Il Flauto di Vertebre”, dell'anno successivo.

 

MayakovskyIn essa sono contenute le prime poesie di Majakovskij, versificazioni dolenti, gravi e demoniache, così come afferma un estasiato Boris Pasternak; le battaglie passate e contemporanee, gli scempi del Primo Conflitto, le strade di Pietroburgo, le vite di uomini apparentemente comuni sulla Terra, sono solo alcune delle descrizioni che Majakovskij rende magistralmente attraverso i suoi caratteristici paragoni tra animato e inanimato, cavalcando a lunghi tratti onde ironiche o auto neganti, comete che precipitano subito nella desolazione, oppure ancora desolazione che raggiunge il suo picco e di quest'ultimo pure si fregia. Majakovskij è calligrafico edonista, “scialacquatore d'inestimabili parole”, come egli stesso si definisce in Ecco Qua!, maestro del sensato tramite l'inusuale (quindi non stupirebbe nemmeno la citazione ‘Lungi da me, l'ignobile buonsenso’, che trasferisce in linea cruda e scarna le emozioni del suo tempo, quasi fosse un colpo di pistola che rompe la pace celeste.

 

Ma l'attività prolifica di Majakovskij non si ferma qua: è agitatore nella propaganda popolare (Bene! Lenin) e nel giornalismo di ogni tipo, fondando la rivista Isskustvo Kommuny, lavorando alle comunicazioni per la ROSTA e diventando direttore del LEF, Fronte di Sinistra delle Arti. “Come far Versi “ del 1926 è un altro attestato letterario che certifica le sue intenzioni linguistiche in rapporto al “vecchiume” accademico, istituendo per contro quelle che sono le regole vitali del Formalismo Russo, peraltro già fatte presente nel 1918: ecco che il Futurismo appare a Majakovskij equazione irrinunciabile della rivoluzione, non solo negli atti sociali di happening, ma specialmente in un'arte che lo rispecchi in pieno. Il nuovo linguaggio sarà allora conformato alla libera creazione dell'artista sulla parola, schiava affrancata dalle convenzioni borghesi e dai modelli precedenti di bellezza formale. In collaborazione con Rodč
enko, Majakovskij è Illustratore e pubblicitario per i suoi collages costruttivistici e manifesti di generi terzi, come le sigarette Cervonets; a suamajakovskij volta, per l'amico poeta, Rodč
enko realizzerà la copertina del poema “Pro Eto” (Di Questo).

 

La produzione più significativa di Majakovskij si ha però nel teatro, nella drammaturgia: pièces quali Io! (tratta dall'omonima opera scritta), Mistero-Buffo, La Cimice, il Bagno, allestite dal regista-scenografo Meyerhold, simboleggiano tutte la particolare dicotomia tra la grandezza del mistero medievale e la versione parodistica che invece se ne ricava nei ceti popolari. Quasi paradossalmente, questa sarà anche la grande delusione di Majakovskij rispetto ai medesimi ideali leninisti nei quali aveva tanto creduto, poiché essi culmineranno facilmente nella dittatura e nella soppressione delle espressioni culturali. Majakovskij si uccide con un colpo di rivoltella prima di essere raggiunto in Georgia dalla Polizia di Regime, una fine dignitosa per un eroe cui i CCCP fanno omaggio con la loro Morire, il Teatro degli Orrori con la canzone che porta il suo nome, Carmelo Bene con la recitazione de All'Amato Me Stesso, Faber con Un Matto, Vinicio Capossela con Ovunque Proteggi.

 

Aleksandra Kollontaj  (San Pietroburgo, 31 marzo 1872 – Mosca, 9 marzo 1952)

kollontajSulla scia di un esito parallelo e speculare, Aleksandra Kollontaj merita sicuramente l'appellativo di eroina sovietica: nessun'altra donna fino ad allora era divenuta Commissario del Popolo e Deputato di Partito, e tuttavia non si limita alla mera azione burocratica: al contrario si mostra attivissima nella difesa dei diritti della donna in Russia e cerca sempre di ostacolare qualsiasi riforma possa compromettere la già instabile condizione sessuale tra lavoratori maschi e lavoratori femmine.  In tal senso ella rappresenta una congiunzione col femminismo tedesco della Luxemburg, della quale è strettissima amica, e con i partiti socialisti europei che in quel periodo organizzavano innumerevoli congressi in favore del mondo femminile. La Kollontaj, possiamo quindi dire, è la prima Femminista russa: senza il suo altissimo contributo, le donne russe non avrebbero avuto mai accesso al voto e al divorzio, non avrebbero potuto mettersi al pari dei loro compagni uomini nella vita familiare e nelle remunerazioni salariali, né conseguire una uguale partecipazione alla vita pubblica.

 

Il coraggio inarrestabile della Kollontaj la costringe a dimettersi dalle incalzanti iniziative femministe contro il giro di vite stalinista, per ricoprire il ruolo di ambasciatrice in vari paesi del globo: Norvegia, Messico, Svezia. La sua dunque, come nel caso di Majakovskij, non è stata una morte fisica, ma di certo l'allontanamento dal suo compito principale è stato un modo subdolo del regime per impedirle il corretto svolgimento della sua politica umanitaria. “Largo all'Eros Alato" e “Comunismo, Famiglia, Morale Sessuale” sono le opere-perno del suo pensiero: la Kollontaj introduce così la “liberazione sessuale” della donna, che vessata dal maschilismo generale può tentare anche la via dell'omosessualità, pur rimanendo dentro di sé fedele alla maternità, in nome di un amore sentimentale e intrinseco tenuto ormai a far parte della coscienza operaia internazionale.

 

Alexandra KollontajSotto il dominio dell'ideologia borghese e del sistema di vita capitalistico-borghese, il carattere multiforme dell'amore genera una serie di drammi psicologici dolorosi ed irresolvibili. Dalla fine del diciannovesimo secolo, il carattere multiforme dell'amore è divenuto il tema prediletto degli scrittori psicologi. L'«amore a due», persino «a tre», ha molto interessato e turbato, a causa del suo «mistero», un buon numero di perspicaci rappresentanti della cultura borghese. Ancor oggi, il peso del «mistero dell'ambiguità dell'amore» grava sulle spalle di un buon numero di persone «semplici», che cercano vanamente la chiave della sua soluzione nell'ambito del pensiero borghese. Ma la chiave si trova nelle mani del proletariato. Solo l'ideologia ed il sistema di vita della nuova umanità lavoratrice possono risolvere questo complesso problema.

 

Per rispondere agli imperativi della nuova, nascente morale proletaria, queste condizioni devono essere fondate su tre principi basilari:

1. Uguaglianza reciproca (nessuna predominanza maschile né schiavitù e annullamento della personalità della donna nei rapporti d'amore).

2. Riconoscimento reciproco dei diritti dell'altro, il che esclude la pretesa di possedere interamente il cuore e la anima del partner (sentimento di proprietà creato e conservato dalla cultura borghese).

eros3. Sollecitudine da compagni, attitudine ad ascoltare e comprendere i moti dell'animo dell'essere caro (la cultura borghese esigeva questa sollecitudine nell'amore unicamente da parte della donna).

 

(Alexandra Kollontai: da 'Largo all'eros alato! Lettera alla gioventù lavoratrice, 1923, da Marxists Org Italiano)

 

Il romanzo allegorico “Vassilissa“ è il manifesto prosaico della questione femminile nella convivenza comunista, delle difficoltà nel rapporto di coppia, allorché si profila un necessario cambiamento di rotta per le esigenze della donna nella società bolscevica che sta per volgere al termine in senso smaccatamente dittatoriale. Anche in lei, quindi, una delusione sul campo, che porta il titolo lampante del suo ultimo libro, “Vivere la Rivoluzione: Il Manifesto Femminista che la Rivoluzione d'Ottobre non seppe attuare”. Vladimir e Aleksandra, due fiori all'occhiello dell'Intelligencja Moscovita, capaci ancora di (sor)prenderci nel Duemila per l'immensa attualità e forza spirituale dei loro testi, eroi indimenticabili in una modernità dietro l'angolo.

 

Si ringrazia il sito Sfumature  per avere gentilmente accordato il permesso di riprodurre l’articolo.

 

Valeria Mollica

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