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18 Febbraio 2017 , ,

Kshettra FIVE MOTHERS

2017 - Autoproduzione
[Uscita: 20/01/2017]

Russia      #consigliatodadistorsioni

 

E' stato grazie all'incontro tra Boris Ghas (basso) e Viktor Tikhonov (percussioni, Oxoma synth), che nel 2007 ha iniziato a delinearsi la parabola artistica del progetto Kshettra. Dopo la realizzazione di un demo, il duo originario di Zheleznodorozhnyi -ardua impresa pronunciare correttamente il nome di questa cittadina dell'oblast' moscovita- supportato dal chitarrista Nikita Gabdullin e dall'illustratrice Mila Kiseleva rilascia nel 2013 il proprio debut-album “I”, lavoro caratterizzato da un accurato crossover tra prog, experimental e fusion. Adesso, a distanza di quattro anni, dopo aver maturato significative esperienze live e di studio il connubio Ghan-Tikhonov torna a far parlare con un inedito lavoro discografico al quale prendono parte, in veste di ospiti, il talentuoso session-man Ramille Mulikov (sax, tromba e trombone), il chitarrista e tecnico del suono Nikolai Samarin ed il vocalist Eugeniy Mikhalchenko.

 

Registrate al Orange Studio di Mosca le otto tracce di “Five Mothers” rappresentano un percorso fantastico dedicato a cinque immaginarie divinità immortalate nell'art-work di copertina. Nessun concetto filosofico quindi - o simbologia religiosa occulta - ma libero spazio all'immaginazione attraverso composizioni prettamente strumentali sporadicamente guidate da un bisbigliato recitato. Come per il precedente “I” il tessuto sonoro affonda le proprie velleità in atmosfere di ispirazione jazz-rock non disdegnando aperture verso contesti ambient. Così dopo un prologo (Conception) dalle tinte space-rock sono desertiche le arie che tratteggiano i tessuti tipicamente fusion di Garura Lila; nel bel mezzo degli accattivanti tempi dispari di Cikada emergono le rigorose linee dettate dal basso di Ghan, mentre a dominare la scena nell'ipnotico incedere tribale di Godzindra sono le ricercate evoluzioni dei fiati di Mulikov. Tredici minuti di elucubrazioni sonore contrassegnano l'ovattata passeggiata selenica di Walk Under the Moon mentre Tikhonov e le sue percussioni salgono in cattedra nelle energiche improvvisazioni jazzistiche di Umbra. Ad anticipare il succinto epilogo Crossing è Mechanova, brano di durata estesa (dodici minuti) dal suggestivo stampo sperimentale, quasi cinematografico.

 

Si rivela una proposta convincente quella offerta dai Kshettra (moniker che in sanscrito significa terra sacra); il combo capitanato da Ghan-Tikhonov dispensa una performance tecnica di livello che raggiunge l'intento di proiettare l'ascoltatore di turno sulle ali di uno sconfinato e seducente volo musicale. Con estremo piacere possiamo dire 'buone nuove da Mosca'. 

 

Voto: 7,5/10
Alessandro Freschi

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