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24 Febbraio 2016

Umberto Eco L’intellettuale del quotidiano

2016

umberto_eco                    1932 - 2016

 

Nel tenere una relazione durante un recente convegno su Pier Paolo Pasolini, in occasione del quarantesimo anniversario della tragica scomparsa, ci interrogavamo sull’esigenza di individuare, nella nostra società, una figura di intellettuale di riferimento, da cui ricavare suggerimenti, indicazioni, idee, per leggere ed interpretare il quotidiano. Ruolo che, a suo tempo, PPP interpretava a tutto tondo, spingendoci ad ampliare i nostri orizzonti non solo da un punto di vista strettamente culturale o civile, ma anche in aree che vengono comunemente definite “minori” (personalmente, per esempio, devo a lui la passione per il calcio e non provo vergogna a parlarne davanti a quelli che “interpretano” la parte dell’intellettuale e magari mi guardano con aria di sufficienza).

Abbiamo desistito dalla ricerca, anche perché avremmo corso il rischio di imbatterci in una delle tante piccole figure che, grazie a logiche aberranti, rappresentano attualmente ciò che tira, ciò che è trendy.

 

DVD 613 (23-05-13) Umberto Eco,Con la scomparsa di Umberto Eco, il problema diventa ancor più tragico, perché il grande semiologo alessandrino, senza volerlo e in virtù della sua monumentale personalità, in questo suo rappresentare, insieme, la più alta scientificità e l’approccio più semplice alla comunicazione di ogni tipo, con la sua immagine di persona umile e disponibile - e affermare che l’umiltà è dei grandi non è una banalità di circostanza -, magister vitae lo è stato in concreto. Per rimanere sul piano personale, la lettura dei saggi estetici di Eco mi ha fornito gli strumenti per una visione critica e aperta soprattutto nei confronti dei generi popolari.

Umberto EcoIl suo “Apocalittici ed integrati”, del 1964, in particolare, può essere considerato una sorta di “Poetica” per una visione lucida ed attenta a fenomeni come, ad esempio, la “canzonetta” e i supereroi dei fumetti, che a quel tempo non avevano la dignità di prodotti artistici con una propria, considerevole, autonomia, ma vivevano una dimensione da sottoprodotto culturale (i genitori allontanavano i figli dal “giornaletto” a fumetti o dall’ascolto della radio, accusando quei mezzi di comunicazione di intralcio al lavoro scolastico). Dopo Eco, molti di noi hanno scelto di non dare eccessiva retta agli “apocalittici” e di stare, con serenità e anche con divertimento, dalla parte degli “integrati”.

 

Il semiologo, il filosofo, lo scrittore

 

Eco nasce ad Alessandria il 5 gennaio del 1932 e si laurea a Torino nel 1954, con una tesi sull’estetica di San Tommaso d’Aquino, che, con opportuni rifacimenti, sarà il primo di una sterminata serie di saggi pubblicati in tutto il mondo. Aderisce all’Azione Cattolica, ma ne uscirà presto, in aperta polemica con il leader Luigi Gedda, abbandonando nel contempo indrl’intero ambiente cattolico e la Chiesa (con la sua consueta ironia, darà il merito della avvenuta conversione proprio al San Tommaso dei suoi studi). Nello stesso anno vince il concorso alla Rai, dove rimarrà, nel gruppo dei cosiddetti “corsari” impegnati nel rinnovamento di un’azienda greve ed asfittica, fino alla fine degli anni Cinquanta, quando passerà alla direzione editoriale della Bompiani e alle mille collaborazioni giornalistiche assai apprezzate da soddisfatti lettori. 

Nel frattempo darà inizio ad una carriera universitaria condotta sempre ai massimi livelli, nei più importanti atenei internazionali, che gli conferiscono cattedre, direzioni di istituti e di dipartimenti, oltre una quarantina di lauree honoris causa, per non parlare dei riconoscimenti civili ed istituzionali ottenuti in ogni parte del mondo.

 

ecoLéon-Foucault-pendolo-di-FoucaultNel 1980 dà inizio ad una produzione letteraria, quantitativamente meno rilevante rispetto a quella saggistica, soltanto otto titoli, ma di straordinaria qualità, a cominciare dal romanzo d’esordio “Il nome della rosa”, un noir ambientato in un Medioevo che è sì quello autentico dei suoi studi di ricerca, ma che è fortemente impregnato delle istanze creative e umoristiche dell’Eco scrittore.

Seguono “Il pendolo di Foucault” (1988), “L’isola del giorno prima” (1994), “Baudolino” (2000), quindi “La misteriosa fiamma della regina Loana” (2004), un romanzo illustrato nel quale lo scrittore tratta il tema della memoria attraverso il ritrovamento in soffitta di una serie di fumetti della sua infanzia. In “Il cimitero di Praga” (2010) fa il verso ad un vecchio feuilleton, mentre nell’ultimo, “Numero Zero” (2015), racconta le “bufale”  politico-mafiose di una redazione giornalistica.

 

ecol_ecocimt96Il patrimonio bibliografico di Umberto Eco non si esaurisce qui. Abbiamo già detto della sterminata quantità di saggi filosofico-estetici pubblicati in ogni parte del mondo. Con il “Trattato di semeiotica generale” (1975), che è un testo fondamentale per gli addetti ai lavori, meritano di essere ricordati “Opera aperta” e “La struttura assente”, “Come si fa una tesi di laurea”, nel quale, con una prosa agile e piena di umori, riesce a rendere gradevole lettura persino i consigli tecnico-pratici forniti al laureando per la realizzazione del proprio saggio di conclusione degli studi. 

Fra i suoi capolavori, quanto ad acume e creatività, sono assolutamente da mettere le due raccolte di pezzi comparsi negli anni in diverse riviste, il mitico “Diario minimo”(1963) - nel quale, accanto al piccolo saggio filosofico sulla figura di un noto personaggio televisivo, “Fenomenologia di Mike Bongiorno” e all’”Elogio del Franti”, dove sdogana il “cattivo” del “Cuore” deamicisiano, figurano alcuni divertissement letterari, recensioni anomale, gustose parodie - e “Il secondo diario minimo” (1992), che ne costituisce una specie di sequel, nel quale trovano posto gli splendidi giochi linguistico-letterari e gli arditi calembour. 

 

untitledIn un volume antologico, “La bustina di minerva”, nel 2000, vengono raccolti i pezzi usciti nell’omonima rubrica tenuta sull’Espresso. Con le tante pubblicazioni da edicola griffate per Espresso, Repubblica e Corriere della Sera, sono da ricordare i tre preziosi volumi, “Storia della bellezza” (2004), “Storia della bruttezza” ("On Ugliness", 2007) e “Vertigine della lista” (2009), e la geniale traduzione del classico di Raymond Queneau “Esercizi di stile”. Con le sue pagine, che non ci si potrà mai stancare di sfogliare, per trovare nuovi risvolti e nuove sollecitazioni ad ogni lettura, con il suo intuito che, in tempi non sospetti, ci ha fatto scoprire i meriti delle nuove tecnologie al servizio del sapere, di Eco ci rimarrà il grande senso dell’ironia e la lucida capacità di leggere ed interpretare la realtà quotidiana, senza pregiudizi e senza preconcetti.

Nello Pappalardo

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